Uccisa a Bologna, l'ex voleva un video ogni 10 minuti | La vittima percossa anche con una panca di ferro
Alessandra Matteuzzi aveva raccontato ai carabinieri che l'ex la controllava ossessivamente. Padovani non risponde al gip, il suo legale: "È molto provato"
Bologna, donna massacrata dal compagno
Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa dall'ex fidanzato, aveva raccontato ai carabinieri che l'uomo la controllava in modo ossessivo chiedendole testimonianze video e foto "ogni 10 minuti". Era questa la pressante richiesta di Giovanni Padovani di "prove", più volte al giorno, del luogo in cui si trovava e delle persone che frequentava. Un video ogni dieci minuti, da inviare su Whatsapp e dove fosse ben visibile l'orario e il luogo in cui si trovava. Dalle testimonianze emerge che Padovani ha continuato a "percuotere la vittima giungendo finanche a prendere una panca in ferro battuto, presente sotto l'atrio, che scagliava più volte contro" la donna.
Padovani durante l'interrogatorio davanti al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere. "È molto provato", ha detto il suo legale.
"Ciò che è accaduto ci lascia sconcertati, ma noi abbiamo fatto tutto con impegno e celerità". A ribadirlo è il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, in merito all'omicidio di Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa dall'ex fidanzato che lei a luglio aveva denunciato per stalking. "Noi abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare. L'episodio che poi si è verificato è stato qualcosa di diverso e imprevedibile rispetto al contenuto della denuncia che rappresentava episodi di molestie, spesso via social. Non di violenza".
La questione sul mancato divieto di avvicinamento - Il fatto che il rapporto dei carabinieri fosse atteso per fine agosto, un mese dopo la denuncia, è "perché alcune delle persone da interrogare erano in ferie", spiega Amato. Oltretutto, a suo dire, non c'erano gli estremi per un divieto di avvicinamento o per far scattare una vigilanza sotto casa: "La denuncia era per fatti di molestie da riscontrare. I processi non si fanno sul sentito dire o solo sulle denunce. Non c'era la rappresentazione di una possibile violenza". "Molti Soloni dimenticano che i giudizi vanno rapportati alla situazione ex ante - conclude -. Dopo un omicidio sono tutti bravi a fare i professori".
Vittima controllata con richieste continue di video - "L'indagato esercitava nei confronti della vittima un controllo ossessivo. La teneva sotto scacco a distanza, chiedendole spessissimo di mandare foto e video del luogo in cui si trovava e delle persone che frequentava spinto dalla gelosia". Lo spiega l'avvocato Giampiero Barile, che è stato nominato a rappresentare la sorella di Alessandra Matteuzzi. Episodi che sarebbero stati riferiti nella denuncia per atti persecutori presentata dalla vittima lo scorso 29 luglio ai carabinieri, a cui sono seguite alcune integrazioni.
Padovani non risponde al gip - Intanto, Giovanni Padovani si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'udienza di convalida davanti al gip Andrea Salvatore Romito. Il 27enne, calciatore dilettante, era in tenuta sportiva, maglietta nera e pantaloncini corti verde fosforescenti. È difeso d'ufficio dall'avvocato Enrico Buono. "È molto provato", ha detto il difensore Enrico Buono ai giornalisti uscendo dal tribunale. Il pm Domenico Ambrosino ha chiesto convalida e carcere per omicidio aggravato dallo stalking. Il gip si è riservato di decidere. Fuori dall'aula era presente anche la mamma dell'indagato. A breve verrà effettuata l'autopsia sul corpo di Alessandra Matteuzzi.
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