Il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, intende dare il via a una nuova fase della strategia nazionale per l'energia nucleare, ordinando lo sviluppo e la costruzione di centrali nucleari di nuova generazione, in occasione di un incontro del Consiglio per l'attuazione della trasformazione verde. La decisione, anticipata dai media giapponesi, segnerà una svolta netta rispetto all'attuale politica energetica del Paese, che di fatto attribuiva al comparto nucleare civile un ruolo comprimario ma residuale.
A decretare la svolta è stata la crisi energetica globale aggravata dal conflitto in Ucraina, che per il Giappone, fortemente dipendente dalle importazioni di idrocarburi, si è tradotta in un grave peggioramento della bilancia commerciale. L'amministrazione del primo ministro Kishida intende garantire la sicurezza energetica del Paese nel medio e lungo termine con un piano che prevede, tra le altre misure, il riavvio di 17 reattori nucleari entro l'estate 2023. Kishida ritiene che il piano consentirà di far fronte alle sfide strutturali del Paese, incluse le carenze nelle forniture di energia elettrica e gli sforzi di decarbonizzazione. Il governo dovrebbe presentare un calendario dettagliato entro la fine dell'anno: l'obiettivo principale, secondo la stampa giapponese, è di costruire centrali nucleari con reattori ad acqua leggera di nuova generazione dal 2030.
Il Giappone ha riattivato ad oggi cinque dei 54 reattori nucleari di cui dispone, e che sono stati arrestati a seguito del disastro nucleare di Fukushima del 2011. Nove reattori attivi consentirebbero al Paese di attingere al nucleare per circa il 10% della sua domanda di energia elettrica, e di arginare almeno in parte i rischi legati all'approvvigionamento durante la prossima stagione invernale.