Energia, l'allarme di Confesercenti: in pericolo 90mila imprese
Le bollette di luce e gas potrebbero aumentare anche del 140%. A rischio 250mila posti di lavoro
Nonostante gli interventi del governo contro il caro-energia "in autunno si rischia il collasso". Lo denuncia Confesercenti in una nota: a causa dell'incremento del costo di luce e gas sarebbero 90mila le imprese a rischio chiusura e si prevedono aumenti delle bollette fino al 140% nei prossimi 12 mesi. Il 10% delle imprese, secondo Confesercenti, è sull'orlo del fallimento.
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Previsioni nere per le imprese - Allo stato attuale con le aziende a rischio chiusura sono in bilico circa 250mila posti di lavoro: "Per queste attività è impossibile - denuncia Confesercenti - gestire aumenti di costi così rilevanti, cui si aggiungono anche quelli delle materie prime alimentari, traslando sui prezzi di vendita gli interi importi".
Bollette alle stelle - A pesare sulle spalle degli imprenditori sono rincari sul costo dell'energia che sembrano senza fine. "Se nel 2020 e nel 2021 un bar spendeva in media 6.700 euro per le bollette di luce e gas, nei prossimi 12 mesi - continua la nota - lo stesso bar spenderà 14.740 euro". Si tratterebbe, stando a quanto indicato dall'associazione di categoria, di aumenti del 120%, con un’incidenza sui ricavi aziendali del 10,7%, più del doppio rispetto al 4,9% di oggi.
Le aziende più colpite - Le cose vanno ancora peggio per le strutture ricettive, dove gli aumenti in bolletta potrebbero toccare il 140%, con un'incidenza di oltre il 25% sui profitti aziendali. Le stime elaborate su dati Innova, Unioncamere e Agenzie delle Entrate parlano chiaro: "Un albergo medio - riporta Confesercenti - vedrà lievitare la spesa per la bolletta energetica da 45.000 euro a 108.000 euro, un esercizio di vicinato da 1.900 euro a 3.420 euro, un ristorante da 13.500 euro a 29.700 euro".
Intervenire subito - Per Patrizia De Luise, presidente Confesercenti, è necessario agire nell'immediato. Una delle soluzioni proposte sarebbe l'estensione anche "alle piccole imprese del credito d'imposta per l'energia elettrica, aumentando le percentuali almeno fino al doppio (dal 15% al 30% e da 25% al 50% per il gas) e prorogare gli interventi almeno fino al 31 dicembre 2022". Inoltre, "bisogna - aggiunge De Luise - mettere in campo interventi paralleli più significativi per la diversificazione delle fonti e favorire con un bonus al 110% gli investimenti di chi può rendersi autonomo attraverso la produzione di energia pulita.
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