La guerra in Ucraina, il presidenzialismo, la flat tax, il caro bollette, le candidature dei virologi e... gli zombie. Sono solo alcune delle mille sfaccettature della campagna elettorale 2022, che sta regalando un dibattito ricco di proposte, polemiche e curiosità. Ecco dunque un alfabeto per orientarsi in questo labirinto, con una promessa: a nessuna lettera verrà assegnato un nome di un politico o di un partito, ma si cercherà di dare spazio ai temi, alle idee e alle... boutade.
A come AGENDA DRAGHI - Non si può non partire dal premier uscente e dalla sua agenda di governo, richiamata più o meno marcatamente da Pd, Azione e Italia Viva. Ma cosa prevede a grandi linee? Il completamento del Pnrr, la riforma del codice degli appalti e della concorrenza, del fisco e della riscossione, della giustizia, salario minimo, spinta sulle rinnovabili, modifiche al Reddito di cittadinanza e al Superbonus e sostegno all’Ucraina.
B come BOLLETTE - Gli aumenti nelle bollette di luce e gas si registravano già prima della guerra in Ucraina, che ha ulteriormente infiammato i mercati delle materie prime. E non è finita qui: l’Autorità italiana dell’energia (Arera) ha già stimato incrementi superiori al 100% in autunno. Va da sé che tutti i partiti concordino sulla necessità di misure urgenti per contrastare i rincari, menzionando nei programmi anche strategie di lungo periodo come gli investimenti in energia pulita.
C come COLLEGI - Si vota ancora con il Rosatellum, ma con una sostanziale differenza rispetto alle elezioni del 2018: i parlamentari da eleggere sono infatti passati da 945 a 600 (di cui 400 alla Camera e 200 al Senato) dopo l’approvazione del referendum costituzionale del 2020. Ciò ha determinato una modifica dei collegi elettorali: con la nuova norma, quelli uninominali (assegnati col sistema maggioritario) sono 221, mentre i plurinominali (assegnati col sistema proporzionale) sono 367. A questi si aggiungono i 12 collegi riservati ai deputati e ai senatori eletti all’estero. Il totale, appunto, fa 600.
D come DIRITTO DI TRIBUNA - Il Pd lo ha proposto agli alleati di Sinistra Italiana e Verdi, che però hanno rifiutato. Con “diritto di tribuna” si intende l’inserimento di alcuni candidati di liste minori in una lista cui non appartengono, ma che ha maggiori possibilità di entrare in Parlamento. In questo modo, anche i partiti più piccoli possono avere un proprio rappresentante in Aula.
E come ELETTORE - Ça va sans dire. Puoi lanciare tutte le proposte che vuoi, ma alla fine a decidere sono gli elettori. Sul voto del 25 settembre aleggia tuttavia lo spettro dell’astensionismo, più volte esorcizzato dai leader con il medesimo avvertimento: chi non si presenta alle urne avvantaggia l’avversario.
F come FLAT TAX - Tra i 15 punti su cui si fonda il programma condiviso del Centrodestra, la flat tax ricopre una posizione di primo piano anche nelle dichiarazioni dei leader. Berlusconi ha proposto una “tassa piatta” al 23% per tutti, famiglie e imprese, che nel tempo potrà arrivare anche al 15% (come vuole Salvini). Meloni, invece, vorrebbe prima applicare la flat tax sui redditi incrementali e poi pensare a un’eventuale estensione.
G come GIOVANI - Cominciamo da una novità: per la prima volta i neomaggiorenni potranno votare anche per il Senato. Fino ad ora, per ricevere la scheda elettorale per Palazzo Madama bisognava aver compiuto 25 anni. Ma nonostante la platea dei votanti sia stata estesa di quasi 4 milioni, i giovani rappresentano la più grossa incognita per l’astensionismo.
H come HABITAT - Ondate di caldo anomalo, incendi, siccità, alluvioni e altri eventi meteorologici estremi stanno mettendo a dura prova il nostro già fragile ambiente. E se tutti i partiti nei loro programmi fanno riferimento alla climate change, il M5s ha messo direttamente nel proprio simbolo la data del 2050, l’anno entro cui l’Ue vuole raggiungere la neutralità climatica, ossia diventare un’economia a zero emissioni nette di gas a effetto serra.
I come INFLAZIONE - Letta l’ha definita “il nemico peggiore, la tassa più diseguale che colpisce i deboli”. L’inflazione sta infatti erodendo i redditi e i risparmi degli italiani, e il prossimo governo dovrà prendere adeguate contromisure. Alcuni leader, come Berlusconi e Di Maio, hanno proposto la stessa ricetta: l’azzeramento dell’Iva sui prodotti di prima necessità come il pane, la pasta o il latte. Altri, come Calenda, puntano invece su una mensilità in più detassata.
L come LAVORO - È inevitabile che il tema del lavoro assuma un ruolo primario nei programmi dei vari schieramenti. Se il taglio del cuneo fiscale è nelle intenzioni di tutti i partiti, su altri temi le strade divergono: il salario minimo non compare nel programma del Centrodestra, la flat tax in quello del Centrosinistra e del M5s. E il Reddito di cittadinanza? Va “ricalibrato” per il Pd, “rafforzato” per il M5s, “sostituito con misure più efficaci” per Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia ed “eliminato dopo il primo rifiuto di un’offerta lavorativa congrua” per Italia Viva e Azione.
M come MIGRANTI - Tra i temi più divisivi, la questione migranti viene affrontata dagli schieramenti con toni assai differenti. Salvini ha rispolverato i decreti sicurezza, Meloni ha parlato di “blocco navale” e Berlusconi ha invocato una “politica umana ma rigorosa”. Letta - che vuole un accordo tra Paesi europei per una forma di accoglienza diffusa - ha invece sottolineato che la vera emergenza migratoria sono “le centinaia di migliaia di ragazzi italiani che ne vanno all’estero per sempre”.
N come NUCLEARE - Il ritorno alla campagna elettorale ha riacceso anche il dibattito sul nucleare, che già era tornato in auge a inizio luglio con l’inserimento di questa fonte energetica nella tassonomia europea delle attività ecosostenibili. Il Centrodestra vuole puntare sul nucleare di quarta generazione, con Salvini che ha persino evocato una centrale nel quartiere milanese di Baggio. Posizione favorevole anche per Italia Viva e Azione, contrari il Centrosinistra e il M5s.
O come OPPOSIZIONE - L’unico partito (o quasi) a sedersi all’opposizione del governo Draghi potrebbe, stando ai sondaggi, essere la rivelazione delle elezioni 2022. Stiamo parlando di Fratelli d’Italia, che viene dato in vantaggio nella coalizione di Centrodestra (favorito alla vittoria). Con la possibilità che Giorgia Meloni diventi la prima premier donna del nostro Paese.
P come PNRR - Il suo destino è un punto di domanda. Con le elezioni è più complicato rispettare le scadenze contenute nel piano, con il rischio di perdere i futuri finanziamenti. Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 31 dicembre 2022 ci sono progetti legati all’evasione fiscale, alla giustizia, alla cybersicurezza, ai trasporti. E l’intenzione dichiarata del Centrodestra di proporre una revisione del piano ha già mandato in allarme Letta, che ha definito quest’ipotesi un atto “di autolesionismo, di sabotaggio”.
Q come QUIRINALE - Meloni ha rilanciato l’idea del presidenzialismo, che prevede l’elezione diretta del capo dello Stato. Per farlo serve una riforma costituzionale, già caldeggiata da Fratelli d’Italia nel 2018. Basandosi su quel testo, sarebbe più giusto parlare di semi-presidenzialismo alla francese, visto che rimarrebbero la figura del primo ministro e la possibilità da parte delle Camere di votare la sfiducia al governo.
R come REDDITO DI CITTADINANZA - Provvedimento simbolo del governo Conte I, è stato a lungo sotto la lente d’ingrandimento di Lega e Forza Italia, che volevano cambiarlo in modo profondo, con il parere contrario del M5s. Il mantenimento di questa misura (senza l’applicazione di ulteriori restrizioni) era parte delle nove condizioni di Conte per rimanere nel governo Draghi. Ciò che è poi accaduto è noto a tutti, e ora è tema di scontro nella campagna elettorale.
S come SUPERBONUS - Misura introdotta dal governo Conte II per migliorare l’efficienza energetica degli edifici o ridurne il rischio sismico, il Superbonus 110% è stato più volte criticato da Draghi, con conseguente irritazione (e poi strappo) da parte del M5s. Il premier uscente ha ribadito le sue perplessità anche nel discorso in Aula prima della salita al Colle, in cui ha tuonato contro i meccanismi di cessione “disegnati senza discrimine”. E ora, con il nuovo governo alle porte, il Superbonus potrebbe avere le ore contate.
T come TERMOVALORIZZATORE - È stato uno degli ingredienti fondamentali della rottura tra il M5s e Draghi, che ha portato alla crisi di governo e quindi alle elezioni. Con l’approvazione del Dl Aiuti, che i pentastellati non hanno votato uscendo dall’Aula, i poteri commissariali del sindaco di Roma Roberto Gualtieri sulla gestione dei rifiuti sono diventati legge. E così, contro il parere di Conte, la strada per il termovalorizzatore nella Capitale è spianata.
U come UCRAINA - Può essere passata in secondo piano - almeno mediaticamente - complice lo stallo sul campo e le turbolenze politiche di casa nostra, ma la guerra in Ucraina e i rapporti con la Russia polarizzano la campagna elettorale a tal punto che Meloni, per dissipare i dubbi di osservatori e istituzioni internazionali, ha chiarito che Fratelli d’Italia sta con Kiev e con la Nato. Intanto, a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato l’ex presidente russo Medvedev, che ha invitato gli europei a punire alle urne i loro “governi idioti”.
V come VIROLOGI - L’Italia ha una lunga tradizione di personaggi lontani dal mondo della politica che sono entrati in Parlamento. In questa campagna elettorale i più chiacchierati sono gli esperti sulla pandemia di Covid, raggruppati - a volte impropriamente - sotto la qualifica di “virologi”. Andrea Crisanti e Pier Luigi Lopalco scendono in campo con il Centrosinistra (il primo col Pd, il secondo con Articolo Uno). E mentre Matteo Bassetti non chiude la porta a un’eventuale nomina a ministro della Salute, Roberto Burioni smentisce le indiscrezioni che lo volevano tra le liste Dem.
Z come ZOMBIE - È il termine con cui Beppe Grillo ha definito sui social i fuoriusciti dal M5s, raccogliendo i loro volti in un album delle figurine da vendere idealmente in edicola. Tra i nomi più noti, in ordine alfabetico, ci sono Azzolina, Castelli, Crippa, Di Maio, D’Incà, Di Stefano e Sileri. Tuttavia sono in buona compagnia, dato che i restanti “zombie” per il garante del M5s sono 63, per un totale di 70.