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James Pond: ricordiamo il pesciolino supereroe di Millennium Interactive

Rimasto intrappolato negli anni ‘90, questo eroe acquatico è stato protagonista di ben quattro videogame

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Pensateci bene: quante delle cosiddette "mascotte" dei videogame nate negli anni ‘80 e ‘90 sono arrivate sane e salve ai giorni nostri, a eccezione di Mario e Sonic? Proprio grazie al successo dei due personaggi di Nintendo e SEGA scoppiò nel mercato dei videogame la "corsa alla mascotte" e una pioggia di colorati personaggi saltellanti atterrò sui nostri schermi, salvo poi sparire qualche anno più tardi.

Nomi come Bubsy, Zool o Aero risulteranno probabilmente sconosciuti a molti videogiocatori moderni: in questo rubrica oggi vogliamo ricordare un loro collega, ugualmente caduto nelle pieghe del tempo e oggi praticamente dimenticato, ma di un discreto successo durante gli anni ‘90. È un pesce rosso e si chiama Pond, James Pond.

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La sua storia inizia nel 1990, quando Millennium Software ed Electronic Arts pubblicano James Pond: Underwater Agent, colorato videogame di debutto per questo squamato personaggio che, indossando uno smoking subacqueo con tanto di farfallino, deve partire in missione contro i piani del Dottor Maybe, cattivone impegnato a inquinare gli oceani. I giocatori controllano James Pond in una serie di vasti livelli multi-direzionali ambientati principalmente sott'acqua: in ciascuno dei livelli che compongono il gioco ci viene assegnato un compito come liberare dei pesci prigionieri o chiudere rubinetti di sostanze tossiche, il tutto da svolgere facendo affidamento sull’abilità di James di sputare bolle che imprigionano i nemici, un po’ come avviene nell’indimenticabile Bubble Bobble.

Il designer Chris Sorrell imposta tutto il gioco sotto il segno della parodia e delle citazioni: il nome di ciascun livello, ad esempio, richiama quello di un film di James Bond. Pubblicato su Amiga, Atari ST e Mega Drive (unica console a ricevere il gioco, in effetti), James Pond: Underwater Agent è un discreto successo che riceve anche recensioni abbastanza positive: quanto basta per spianare la strada a un seguito.

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Ecco dunque che nel 1991, appena un anno più tardi, arriva nei negozi James Pond 2: Codename Robocod, un nuovo capitolo delle avventure del pesciolino che stravolge un po’ tutto, trasformandosi in un vero e proprio platform game. Stavolta l’azione si sposta nella fabbrica dei giocattoli di Babbo Natale, presa di mira dal solito Dottor Maybe. Soprattutto, James è ora dotato di un’armatura robotica che gli permette agevolmente di sopravvivere fuori dall’acqua, di saltellare in giro e di svolgere un paio di azioni speciali come allungarsi per aggrapparsi ai soffitti e appallottolarsi per piombare così in testa ai nemici infliggendo parecchi danni.

Inizialmente lanciato su personal computer - Amiga in primis - e successivamente convertito su una quantità impressionante di piattaforme - tra cui Super Nintendo, Mega Drive e Game Boy, senza contare una tardiva conversione per Commodore 64 - Robocod è un grande successo che eclissa il precedente e lancia James Pond nell’olimpo delle mascotte più “vendute” negli anni ‘90.

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Tanto per indicare quanto il pesciolino di Millennium Interactive avesse "fatto centro", ecco che l’anno successivo arriva sul mercato persino uno spin-off sportivo intitolato The Aquatic Games in cui James Pond e i suoi "colleghi" competono in varie discipline come la corsa subacquea e il salto sulle spugne di mare. Una variante simpatica ma non propriamente il terzo capitolo della serie regolare: per quello infatti abbiamo dovuto attendere qualche mese in più, quando, a fine 1993, esce James Pond 3: Operation Starfish, un altro salto di qualità della serie.

Si tratta infatti di un massiccio platform game che pesca a piene mani da titoli come Super Mario World proponendo, tra le altre cose, una mappa del mondo che collega i vari livelli, più personaggi da usare e un’interessante meccanica della "corsa" del protagonista presa in prestito da Sonic the Hedgehog. Un buon mix di elementi già visti in altri giochi che riesce a dare vita a un videogame vasto e impegnativo, pubblicato su Mega Drive, Super Nintendo e Amiga (solo con chipset AGA), senza contare una sorprendente versione per Game Gear, uno degli ultimi titoli di rilievo arrivati sul portatile di SEGA.

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Purtroppo James Pond 3 è anche l’ultimo capitolo di questa colorata saga, pubblicato a ridosso dell’arrivo di piattaforme come SEGA Saturn e Sony PlayStation che introducono in massa la grafica poligonale nel mondo dei videogame "da casa". Il pesciolino di Millennium Interactive non riesce a fare il salto nelle tre dimensioni e viene rapidamente abbandonato. Lo rivedremo nel 2011 in un trascurabile platform game per iPhone e iPad, e nel 2013 in una fallimentare campagna di raccolta fondi su Kickstarter per sviluppare un nuovo episodio (organizzata dallo stesso Chris Sorrell), segno che l’interesse in questo eroe dotato di branchie è ormai evaporato.

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