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Peste suina, la "Sfattoria" di Roma contro l'ordinanza di abbattimento: "Da Asl strage dei nostri maiali"

L'associazione che ospita nel suo rifugio circa 130 capi salvati dai maltrattamenti lancia l'allarme e prepara il ricorso al Tar, chiedendo l'intervento di Mattarella: "Sono animali d'affezione"

"Con il più triste sentimento che si possa provare, informiamo tutti che abbiamo appena ricevuto da parte della Asl Rm1 la notifica di abbattimento di tutti gli animali della Sfattoria. I nostri avvocati stanno già provvedendo a inoltrare il ricorso al Tar contro l'ordinanza. Ora più che mai vi preghiamo di aiutarci, in ogni modo". E' con questo drammatico appello su Facebook che La Sfattoria degli Ultimi, rifugio con più di 100 tra maiali e cinghiali salvati da maltrattamenti a Roma, lancia l'allarme sulla sorte dei suoi ospiti: "Asl farà una strage". Ma la peste suina incalza e la Regione Lazio non fa sconti. Così la Rete si mobilita e si apre la battaglia legale. "Non siamo un allevamento, i nostri sono animali d'affezione microchippati", è la difesa con appello diretto d'intervento al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Sono, dunque, a rischio abbattimento 130 tra maiali e cinghiali ospitati da questa associazione che si trova vicino Roma e che salva e cura animali o maltrattatati o recuperati tra le vie della Capitale.

"La Asl Roma 1 - spiega Paola Samaritani de La Sfattoria degli Ultimi - ci ha consegnato un'ordinanza impositiva di abbattimento motivandola con il rischio legato alla presenza della zona rossa per la peste suina e quindi sostenendo la necessità di dover provvedere all'abbattimento così come se si trattasse di un allevamento".

Peste suina, le zona infette a Roma

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"I nostri animali, invece, - sottolinea Samaritani - sono iscritti nella Bdn (banca dati nazionale) come Pet, cioé animali di affezione e sono tra l'altro tutti microchippati. I nostri animali sono sanissimi e tutti regolarmente vaccinati come previsto dalla legge. Abbiamo inoltre adottato misure di biosicurezza stringenti: accessi su calce, doppie recinzioni, utilizzo di calzari e tute per l'ingresso in stalla".

"Il rischio ora - continua Samaritani - è che le autorità possano venire in qualunque momento e abbattere gli animali con l'elettroshok. Questo renderebbe vano il nostro tentativo di opporci a questa decisione assurda e crudele davanti al Tar del Lazio. Chiediamo quindi a tutti gli amici de La Sfattoria e a chi è sensibile al tema della crudeltà contro gli animali di far sentire la propria voce. Vorremmo intanto avanzare un appello 'morale' al Capo dello Stato: blocchi, lui che può, questa inutile mattanza".

Nella Sfattoria lavorano una cinquantina di persone tra volontari e sostenitori. E' stata già avviata una raccolta di firme su change.org alla quale hanno già aderito in circa 25.000.

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