Tensione al confine tra Serbia e Kosovo, Belgrado minaccia ritorsioni | Pristina fa dietrofront e rinvia legge su documenti
Mosca accusa Ue e Usa di fomentare la situazione. La Nato annuncia di essere pronta ad intervenire. Poi la retromarcia e il rinvio della legge che impedisce l'uso di targhe e documenti serbi
Le autorità del Kosovo hanno chiuso due valichi di confine con la Serbia per i blocchi stradali messi in atto da dimostranti kosovari di etnia serba per protestare contro nuove leggi approvate dal governo su documenti di identità e targhe automobilistiche, in vigore da lunedì. La disputa ha riacceso le tensioni tra Pristina e Belgrado, che non riconosce l'indipendenza del Kosovo. Tensione altissima dopo che è entrata in scena la Russia, che ha accusato Ue e Usa di aver fomentato gli animi, e la Nato che si è detta pronta a intervenire. In serata lo stop di Pristina: rinviata di almeno un mese la legge contestata.
Media internazionali riferiscono che il presidente serbo Aleksandr Vucic, in un discorso televisivo, ha mostrato una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba e ha avvertito che se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa.
Rinviata la legge sui documenti - Poco prima di mezzanotte, con la tensione alle stelle, il governo del Kosovo ha deciso di rinviare di un mese, fino al primo settembre, il divieto dell'uso di documenti serbi nelle regioni del nord a maggioranza serba. Lo ha riferito l'agenzia russa Tass.
I blindati Nato pattugliano le strade - I manifestanti kosovari di etnia serba avevano bloccato le strade ai valichi di confine di Jarinje e Bernjak, obbligando le autorità a deciderne la chiusura. Media locali riferiscono che la Forza per il Kosovo a guida Nato (Kfor) ha inviato militari a pattugliare le strade. I manifestanti protestano contro la decisione di Pristina di imporre a partire da lunedì anche ai serbi che vivono in Kosovo l'uso esclusivo di carte d'identità e targhe kosovare.
Sirene d'allarme sono risuonate anche nella parte settentrionale di Mitrovica, abitata da serbi. I media locali hanno riferito anche di posti di blocco e barricate allestiti dai serbi su strade nel nord del Kosovo. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha dichiarato nelle scorse ore che la Serbia "non si è mai trovata in una situazione più complessa e difficile", riferendosi alla questione delle targhe. A partire dalla guerra del 1999, il Kosovo aveva tollerato l'uso di targhe emesse dalle istituzioni serbe in quattro municipalità del nord del Paese dove sono presenti maggioranze serbe. D'ora in poi sarà invece obbligatorio l'uso di targhe con l'acronimo Rks, cioè Repubblica del Kosovo. I proprietari di automobili hanno tempo fino alla fine di settembre per effettuare il cambiamento.
Mosca: Kosovo provoca, sostenuto da Usa e Ue - "Facciamo appello a Pristina, e agli Usa e alla Ue che la sostengono, perché mettano fine alle provocazioni e osservino i diritti dei Serbi del Kosovo". Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. La portavoce, citata dalla Tass, ha denunciato come discriminatorie le nuove regole imposte dalle autorità kosovare. "I leader kosovari sanno che i serbi non rimarranno indifferenti di fronte a un attacco diretto alla loro libertà", ha aggiunto, affermando che obiettivo di questo attacco è la stessa Belgrado.
Nato: pronti a intervenire se sicurezza messa a repentaglio - La missione internazionale Kfor sotto la guida della Nato In Kosovo "sta monitorando da vicino la situazione ed è pronta a intervenire se la stabilità fosse messa a repentaglio". E' quanto si legge in una nota stampa dove si precisa che "la situazione generale della sicurezza nei comuni settentrionali del Kosovo rimane tesa".