la tragedia di Catania

Uccisa dal figlio 15enne, la cugina: "Le dicevo scappa con me, è successo ciò che sapevo"

Cristina Bonanzinga, cresciuta a Catania con Valentina Giunta, come una sorella: "Il ragazzo idolatrava il padre ed era plagiato dalla nonna"

© Facebook

"In famiglia sapevamo che correva dei rischi ed avevamo paura, per questo la incitavamo ad andare via", riferisce a Il Corriere della Sera Cristina Bonanzinga, la cugina di Valentina Giunta, assassinata a Catania dal figlio non ancora 15enne con 4 coltellate alla gola e alla schiena, forse al culmine dell'ennesima lite. "Quello che è successo era prevedibile, ce lo aspettavamo, per questo non la lasciavamo mai sola - aggiunge. - Sapevo che prima o poi quel figlio che lei amava le avrebbe fatto del male". E racconta di appostamenti, aggressioni fisiche subite dal padre di Valentina, finito per questo in ospedale, e di danneggiamenti. E ancora delle denunce per i messaggi minacciosi ricevuti da numeri anonimi, ma poi ritirate.

La ricostruzione del contesto - "Quando Valentina è stata uccisa ero a Pavia; prima di partire le avevo detto di venire con me ma voleva sistemare le ultime cose per la vendita della casa", ricorda Cristina Bonanzinga, cugina sì di Valentina Giunta ma cresciuta con lei come una sorella. "Devo fare i conti con tutta la rabbia che ho dentro - aggiunge, - c'erano stati tanti, troppi segnali; il figlio maggiore era stato totalmente plagiato dalla nonna paterna con la quale viveva mentre padre e nonno sono in carcere".

Temevano, dunque, per la vita di Valentina i suoi famigliari. E avevano cercato di convincerla a trasferirsi in Germania, per allontanarla dal contesto violento in cui era costretta a vivere. "Il ragazzo - sottolinea la cugina a Il Corriere della Sera - aveva sviluppato un odio profondo nei confronti della madre e, come suo padre, non accettava che volesse rifarsi una vita andando via da Catania con il fratello minore di 10 anni. Si era schierato dalla parte del padre, che idolatrava".

Dal canto suo, "suo marito dal carcere, dove si trova per furti d'auto e tentato omicidio, la minacciava con messaggi anonimi che le faceva arrivare da numeri non rintracciati; auto rigata; appartamento distrutto dalla spedizione punitiva dei parenti dell'ex; mio zio pestato a sangue sempre dai parenti e portato in ospedale con il setto nasale rotto...".

"Noi famigliari vogliamo risposte dalla giustizia, - conclude, - e ora abbiamo due obiettivi: salvare il figlio minore di Valentina da un contesto deviato e deviante e accertare la verità fino in fondo: chi ha armato di odio la mano di un ragazzino?".

L'ultima foto e il messaggio d'addio - "A te che con i tuoi grossi problemi pensavi a darmi supporto, a te che ieri sei venuta per darmi forza, a te che sei stata sfortunata voglio solo dirti che ti voglio tanto bene e che spero che adesso abbia trovato la pace che ti mancava da troppo tempo". E' con queste parole che accompagnavano l'ultima foto insieme, mentre spensieratamente mangiavano un gelato, che Cristina Bonanzinga ha voluto rendere omaggio alla cugina sui social.

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