Si trovava in Italia solo da qualche mese Mariia Markovetska, la bambina ucraina annegata mercoledì a Revine Lago, in provincia di Treviso. La piccola, rifugiata in Italia insieme alla madre poco dopo l'inizio della guerra in Ucraina, era in gita con il Grest, il gruppo estivo dell'oratorio del Collegio San Giuseppe di Vittorio Veneto (TV). Gli accompagnatori hanno lanciato l'allarme non appena si sono accorti che la bimba non era più nel gruppo, ma quando i soccorsi l'hanno estratta dalle acque non c'era più nulla da fare.
L'incidente - Mariia aveva solo otto anni. Viveva con la madre a Vittorio Veneto, comune di poco più di 28mila abitanti nel Trevigiano. Entrambe erano ospiti del Collegio San Giuseppe, da quando insieme erano scappate dall'invasione russa, ottenendo lo status di rifugiate. Mentre era in gita con il gruppo del suo oratorio, Mariia si sarebbe allontanata per avvicinarsi da sola nell'acqua del lago. L'allarme al 118 è stato lanciato attorno alle 15.50, ma i responsabili del gruppo estivo la stavano cercando già da almeno mezz'ora. A trovarla, ormai senza conoscenza, sarebbe stata una coppia di turisti belgi. I due stavano passeggiando a piedi nudi nell'acqua bassa della riva, quando avrebbero urtato con il piede il corpo adagiato sul fondo.
Inutili i tentativi di salvarla - È stato un vigile del fuoco di 42 anni, Giacomo Chiaramonte, a tuffarsi e portare a riva la bimba: l'uomo ha cercato subito di rianimare la bambina con il messaggio cardiaco dopo chiamato i soccorsi. I sanitari del Suem 118, arrivati con l’elisoccorso, hanno provato per quasi un'ora a rianimarla, ma ogni tentativo si è rivelato vano. La salma è stata trasportata all'obitorio di Vittorio Veneto dove probabilmente sarà eseguita un'autopsia.
Le parole del primo soccorritore - "Io ho fatto una passeggiata qui in riva al lago e ho notato una coppia che con il piede stava spostando un corpo", racconta il vigile del fuoco ai microfoni di Antenna Tre Nordest. "L'immagine che ho è un costumino rosso a galla e quando l'ho visto mi sono subito tuffato, l'ho messa in braccio e l'ho portata a riva, provando a rianimarla in continuazione. Siamo stati un quarto d'ora, non so quanto, con tutte le nostre forze. Anche l'infermiera è venuta, anche il proprietario del bar. Poi è arrivato l'elisoccorso, il 118 e abbiamo lasciato tutto in mano a loro".