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Dl Aiuti, i sindacati: non si replica il bonus ma c'è la decontribuzione

Draghi: "Non abbandoniamo lavoratori, pensionati e imprese". Orlando: "Base di partenza del confronto". Landini: "La strada è giusta"

Non una replica del bonus 200 euro ma un intervento di "decontribuzione". Lo ha annunciato il governo per il prossimo decreto Aiuti, secondo quanto riferiscono i segretari di Cisl Luigi Sbarra e Uil Pierpaolo Bombardieri al termine dell'incontro a Palazzo Chigi. "Ci hanno detto che sì interviene sulla decontribuzione dei lavoratori dipendenti quindi si aumenta il netto in busta paga", ha detto Bombardieri, spiegando che ancora non si hanno i dettagli della misura.

Draghi: "Cifre non banali", focus su pochi temi importanti - Con il prossimo decreto Aiuti l'idea è quella di realizzare pochi interventi su pochi temi importanti, utilizzando gli spazi fiscali disponibili soprattutto per interventi che prorogano quelli già effettuati. Si tratta di "cifre non banali", ha sottolineato il premier Draghi nel corso dell'incontro. Il ministro dell'Economia Daniele Franco ha illustrato le linee essenziali del decreto che il governo si appresta ad approvare nei prossimi giorni. La cornice sono i 14,3 miliardi di euro, come emerso dalla Relazione approvata martedì in Cdm e presentata al Parlamento.

L'obiettivo è contenere i costi dell'energia per famiglie, imprese ed enti pubblici, restituendo al sistema economico italiano le risorse dovute alle maggiori entrate registrate nei primi sei mesi dell'anno e confermando i saldi di bilancio già previsti. Nel corso dell'incontro sono stati affrontati anche i temi dell'emergenza siccità e delle crisi aziendali.

Landini: "Abbiamo avuto le prime risposte, la strada è giusta" - "È la base di partenza del confronto" con le parti sociali, ha confermato anche il ministro Andrea Orlando lasciando la sede del governo. Dovrebbero essere necessari 25 milioni di euro. "L'incontro ha prodotto alcune prime risposte nella direzione da noi richiesta. Credo che la strada sia giusta. Valuteremo l'entità delle misure del decreto Aiuti bis", ha commentato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

"E' importante - ha sottolineato Landini - che il governo si sia impegnato a erogare il bonus 200 euro di luglio anche a quei lavoratori precari, stagionali che erano stati esclusi". E in vista del decreto Aiuti bis "ha indicato due modi per dare soldi a lavoratori e pensionati: fare un provvedimento che faccia pagare meno contributi sociali ai lavoratori, aumentando il netto in busta paga, con un provvedimento che andrebbe da luglio a dicembre e quindi non con una tantum, e anticipare la rivalutazione delle pensioni", ha sottolineato il leader della Cgil.
 

Sindacati, governo studia anticipo rivalutazione pensioni - Anticipo dell'indicizzazione per la rivalutazione delle pensioni prevista per gennaio 2023, per il secondo semestre del 2022. È una delle misure indicata dal governo ai sindacati su cui si sta lavorando, ha spiegato il leader della Cisl, Luigi Sbarra.

"Abbiamo chiesto - ha aggiunto - di valutare, sulla base delle risorse disponibili, di azzerare l'Iva sui beni di largo consumo" con un intervento "limitato alle famiglie in difficoltà. Ci riferiamo al carrello della spesa, non ai redditi alti e non all'acquisto di caviale champagne e tartufo. Il governo si è riservato di valutare sulla base delle nostre sollecitazioni e non esclude ci sia anche la prossima settimana qualche incontro di natura tecnica". "Noi - ha concluso Sbarra - abbiamo assicurato al governo la nostra disponibilità, la responsabilità del sindacato a confrontarci anche nelle prossime settimane nella prospettiva di individuare soluzioni che aiutano lavoratori, pensionati e famiglie".

L'ipotesi di un nuovo taglio del cuneo - Tra le ipotesi al vaglio del governo c'è anche un nuovo taglio di 0,8 punti dei contributi sociali. L'intervento di decontribuzione, come annunciato alle parti sociali, si applicherebbe al secondo semestre dell'anno. Si starebbero ancora facendo i calcoli per definire la misura, che comunque si aggiungerebbe alla decontribuzione già in vigore fino alla fine dell'anno per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro, che è sempre dello 0,8%. Il taglio del cuneo, introdotto con l'ultima manovra, valeva per il 2022, con un costo di circa un miliardo e mezzo. 

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