ATTESA RELAZIONE DEGLI ESPERTI

Bimba morta in casa a Milano, decesso per stenti ma servono altri esami

Non è emersa alcuna causa evidente del decesso, per questo i medici si sono riservati di fornire risposte più precise solo quando avranno a disposizione parametri certi dagli ulteriori accertamenti

Dai primi esiti dell'autopsia sul corpo della piccola Diana, la bimba di un anno e mezzo lasciata dalla madre Alessia Pifferi per 6 giorni in casa da sola, non è emersa alcuna causa evidente del decesso. Per questo i medici si sono riservati di fornire risposte più precise solo quando avranno a disposizione parametri certi dagli ulteriori accertamenti. Ci vorranno alcune settimane per una prima relazione degli esperti, nominati nell'inchiesta della Squadra mobile, coordinata dal pm di Milano Francesco De Tommasi. Sarà comunque difficile, da quanto si è appreso, individuare una causa precisa della morte avvenuta, già stando ai primi accertamenti, per stenti.

Come riporta Il Giorno, i medici hanno confermato che la piccola "sarebbe morta per 'consunzione' dovuta alla fame e alla sete". Il pm ha inoltre dato incarico alla polizia scientifica di analizzare, con la formula dell'accertamento irripetibile, sia il contenuto del flaconcino del farmaco "EN" ritrovato nell'appartamento per verificare che si tratti davvero di benzodiazepine, sia il latte rimasto nel biberon per appurare se vi siano tracce del potente tranquillante. E gli investigatori dovranno individuare pure se vi sia o meno il Dna della bimba sul beccuccio del biberon. Tutte analisi che saranno effettuate nei prossimi giorni.

Dalle analisi autoptiche ulteriori si potrebbe sapere quando la bimba è morta nell'arco di quei 6 giorni in cui è stata lasciata sola. Per ora, pare che il decesso sia avvenuto prima delle 24 ore antecedenti al ritrovamento del corpo.

La madre rischia l'ergastolo - Se venisse accertato che la madre ha fatto assumere benzodiazepine alla piccola, per stordirla e fare in modo che non piangesse, l'accusa di omicidio volontario si potrebbe addirittura aggravare riconoscendo il dolo pieno e la premeditazione. Ad ogni modo il procedimento, che potrebbe passare anche per consulenze psichiatriche della difesa o per un'istanza di perizia sulla capacità di intendere e di volere, è un caso classico da rito immediato (si salta l'udienza preliminare) e da processo in Corte d'Assise. Le accuse contestate possono portare alla pena dell'ergastolo.

In carcere la madre è apparsa "frastornata", "a tratti piange" - Pifferi è apparsa "frastornata", "a tratti piange e a tratti non si rende conto della situazione". A riferire di come sta la donna è chi l'ha potuta incontrare nel carcere di San Vittore dove è rinchiusa in isolamento e sorvegliata a vista sia per evitare eventuali "punizioni" da parte di altri detenuti sia per evitare che possa compiere gesti autolesionistici.

I cittadini chiedono "giustizia" - Intanto, in procura a Milano continuano ad arrivare mail di cittadini che chiedono "giustizia": una madre di un bimbo di 13 mesi ha scritto raccontando di essere fortemente "scossa", di non "dormire la notte" e chiedendo l'applicazione di una "pena severa", di un "ergastolo senza sconti". 

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