La mamma della piccola Diana, la bimba di 18 mesi morta di stenti in casa a Milano dove era stata abbandonata per più di 6 giorni, potrebbe aver agito perché considerava la piccola un ostacolo alle sue relazioni con gli uomini. Lo scrive il pm, descrivendo la donna, Alessia Pifferi, come "capace di commettere qualunque atrocità pur di assecondare i propri bisogni personali, legati alla necessità di intrattenere, a qualunque costo, relazione sentimentali e amorose con gli uomini". Proprio negli attimi in cui la figlia moriva, la donna è stata vista a una sagra a Leffe, nella Bergamasca, in compagnia dell'attuale compagno. Il gip ha convalidato il fermo per "omicidio volontario".
Convalidato il fermo per "omicidio volontario" - Il gip di Milano Fabrizio Filice ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere per omicidio volontario nella forma omissiva aggravato dai futili motivi per Alessia Pifferi. Il giudice ha escluso dunque l'aggravante della premeditazione contestata dalla procura e ha qualificato l'omicidio volontario nell'ipotesi dell'omissione.
Le bugie raccontate ad amici e conoscenti - Dalle varie testimonianze raccolte nell'inchiesta della Squadra mobile emerge la descrizione di una persona che viveva raccontando tante "bugie". Come quelle che Alessia Pifferi avrebbe detto al compagno, che ha raggiunto a Leffe (Bergamo) la sera del 14 luglio lasciando la piccola nel lettino della casa di via Parea, quando gli ha spiegato che Diana era al mare con la sorella. "Ero all'oscuro di tutto", ha detto l'uomo, distrutto, davanti agli investigatori. I due sono stati visti insieme alla sagra Leffestate, proprio negli attimi in cui a Milano la bimba moriva di stenti. Chi li ha incontrati ha riferito che la donna appariva felice.
La nonna: "Non cercava lavoro, mi parlava di diversi uomini" - Dalle carte emerge che la mamma viveva la bimba come un "peso", un "ostacolo" che le impediva di viversi la sua libertà. Davanti agli investigatori, secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, la nonna della piccola ha parlato di una "vita libertina" iniziata quando lei si "è separata dal marito", fatta di "diversi uomini dei quali mi parlava quando ci sentivamo al telefono". Una situazione che preoccupava la nonna di Diana, "perché Alessia non si impegnava neanche a trovare un lavoro per il suo sostentamento".
Le entrate sospette e gli accertamenti sulle chat - Anche agli inquirenti Alessia Pifferi ha spiegato di essere "disoccupata", ma indagando si è scoperto che aveva entrate con cui riusciva a mantenersi, e proprio su questo aspetto, con l'analisi di chat sequestrate nel suo telefono, la procura sta facendo approfondimenti, a partire anche da quelle frequentazioni di uomini conosciuti sui social.