PROVATO IN ANTEPRIMA

Cult of the Lamb, il videogioco in cui gestire la vita di una setta religiosa

Da innocente agnellino a leader di un culto: primo contatto con il nuovo videogame di Devolver Digital

di Giovanni Marrelli

© IGN

Tra i numerosi videogame in uscita nel periodo estivo, uno dei progetti più originali è rappresentato certamente da Cult of the Lamb, nuova opera realizzata da Massive Monster sotto l’egida del publisher Devolver Digital. Quello che a primo impatto può apparire come un classico videogioco d’azione caratterizzato da elementi roguelike, in realtà nasconde una profondità non indifferente grazie alle numerose meccaniche legate a un aspetto centrale dell’esperienza ludica: la gestione di una setta religiosa.

In Cult of the Lamb vestiremo i panni di un agnello sacrificale che, sfuggito al rituale di quattro divinità, decide di servire un dio malvagio bandito dalla dimensione reale: il protagonista fonda una setta in suo nome allo scopo di liberarlo e vendicarsi di coloro che hanno tentato di ucciderlo. Tgcom24 e Mastergame hanno avuto l’opportunità di trascorrere qualche ora in compagnia del gioco, in arrivo l’11 agosto su PC e console.

IN CERCA DI VENDETTA - Cult of the Lamb è un gioco dalle due anime: i ragazzi di Massive Monster hanno infatti lavorato alacremente per creare un gameplay che fonde l’azione tipica di roguelike come Hades e la componente gestionale che si può trovare più comunemente nei manageriali. Il risultato è un progetto dal sapore unico, in cui la pecorella protagonista dell’avventura può esplorare quattro scenari al fine di vendicarsi degli dèi che l’hanno sacrificata, e massacrare orde di seguaci di ciascuna divinità.

Per farlo, però, servono numerosi tentativi in cui il giocatore è costretto a potenziare il suo alter ego digitale, a trovare nuovi seguaci da indottrinare e introdurre nel proprio culto, a raccogliere risorse con cui gestire il campo e provvedere al fabbisogno di tutti i membri che popoleranno lentamente la base della setta e, ovviamente, a eseguire tutta una serie di rituali con cui accrescere la fede da parte dei propri follower, così da ottenere nuove abilità, sbloccare nuove strutture per potenziare il campo e diventare sempre più forti.

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Se nelle prime battute ci si trova dunque a evitare gli attacchi avversari tra corse e schivate, uccidendo decine di nemici contando solo su due tipologie di armi (quella principale, utilizzabile senza grosse limitazioni, e quella secondaria, che sfrutta delle particolari munizioni ottenibili solo sterminando ripetutamente i rivali), man mano che si progredisce è possibile scoprire nuove meccaniche che rendono l’esperienza ancora più ricca di sfaccettature.

I tarocchi scovabili da un mercante nascosto in vari punti della mappa sono in grado di offrire bonus temporanei, mentre personaggi speciali sparsi qua e là possono dare accesso a missioni secondarie per sbloccare nuove opportunità o armi più potenti. La cosa da tenere a mente è che ogni "escursione" è limitata, in termini di percorso che è possibile intraprendere. Le tappe a cui sopravvivere prima di affrontare il boss (o il miniboss) sono sempre quattro, ma possono differire per tipologia: raccolta di risorse, nemici da uccidere, seguaci da salvare e indottrinare, e così via.

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TRA AZIONE E STRATEGIA - La componente più marcatamente action funziona ed è puntualmente in grado di divertire, soprattutto se si opta per uno dei livelli di sfida più elevati, ma rappresenta solo una delle "anime" su cui poggia il concept creato dal team di sviluppo. La parte manageriale, ovvero quella legata alla gestione del culto e alla crescita del proprio campo base, è infatti altrettanto importante e corre il rischio di occupare la maggior parte del tempo trascorso in compagnia di Cult of the Lamb. 

Bastano pochi minuti in compagnia del nuovo gioco di Devolver per capirlo: arrivati al campo del culto, che rappresenta il quartier generale in cui gestire i seguaci, si viene letteralmente bombardati di informazioni, di nuove meccaniche e caratteristiche che rendono l’amministrazione della setta particolarmente complessa. Tocca creare degli accampamenti, una struttura in cui cucinare pietanze per i membri del gruppo, un santuario in cui i follower possono adorare il leader (e accumulare così una risorsa di gioco per sbloccare nuovi potenziamenti e strutture da edificare) e un tempio in cui è possibile eseguire rituali o sermoni.

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Man mano che aumenta il numero di membri della setta, le complessità diventano più evidenti: ogni seguace ha una personalità definita proceduralmente, con una serie di bonus e malus che possono rendere più o meno impegnativa la gestione del campo e, in casi particolari, creare dei dissidenti in grado di mettere i bastoni tra le ruote al povero leader. Che, dal canto suo, sarà chiamato a ripulire la base per evitare che si diffondano malattie, continuare a migliorare la struttura per offrire riparo e mantenere elevato il morale (o meglio, la "fede") e partire puntualmente per nuove escursioni per recuperare risorse, nuove armi e seguaci da introdurre nel culto.

Le prime ore di gioco hanno mostrato una grande profondità della parte gestionale, ma il rischio è che, soprattutto nelle fasi più avanzate, questa componente possa risultare predominante rispetto a quella più votata all’azione, dal momento che una "run" in cui massacrare nemici dura generalmente una decina di minuti e il tempo che si passa a gestire il campo è sensibilmente maggiore.

Scopriremo solo nella versione completa se gli sviluppatori di Massive Monster saranno riusciti a bilanciare al meglio l’esperienza di gioco, ma quanto visto fino a questo momento ci ha convinto che Cult of the Lamb potrebbe essere l’ennesima produzione di rilievo da parte di un publisher come Devolver Digital, che sembra davvero non sbagliare più un colpo.