Inflazione, dall'olio alle pesche: quali sono i prodotti alimentari più colpiti
Oltre alla guerra in Ucraina, tra le cause anche siccità e rincaro dei costi energetici. La top ten dei beni più costosi secondo Coldiretti
Olio di semi, soprattutto quello di girasole, burro, pasta, ma anche pomodori e pesche. La lista dei beni alimentari i cui prezzi hanno subito gli aumenti più importanti si allunga ogni giorno di più: Coldiretti ne ha stilato una classifica sulla base delle rilevazioni Istat sull’inflazione a giugno 2022, quando il rincaro medio è stato del 9% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Mai così alto dal 1986.
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La classifica - In cima alla classifica dei rincari ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente più di tutti del conflitto in Ucraina, uno dei suoi principali produttori. Da quando sono state bloccate le esportazioni, i prezzi sono cominciati a lievitare, fino all'attuale +69%.
Seguono al secondo posto il burro (+23%)e al terzo la pasta (+23%). D'altronde ad aumentare è anche il prezzo della farina stessa (+21%), che si attesta così al quarto posto: anche in questo caso il legame con la guerra c'è - l'Ucraina da sola rappresenta rispettivamente il 12% e il 16% delle esportazioni mondiali di grano e mais -, ma è meno diretto. A rendere questi beni sempre più costosi stanno contribuendo anche fenomeni di speculazione, causa, tra le altre cose, anche di "forti e ingiustificati - scrive Coldiretti - cali dei compensi riconosciuti agli agricoltori".
Al quinto e sesto posto entrano frutta e verdura con i pomodori rincarati del 19% e le pesche del +19%. Un altro fattore che ha contribuito a creare la tempesta perfetta è infatti quello della siccità, che sta mettendo a dura prova l'intera filiera agroalimentare.
Sono aumentati anche la margarina (+17%) e le pere (+17%), ma rincari a doppia cifra – continua l'associazione di categoria – si registrano pure per la carne di pollo (+15,1%). In questo caso a determinarne l'aumento di prezzi è la riduzione dell'offerta fronte di una domanda rimasta invariata. La situazione è destinata a peggiorare: si prevede infatti un drastico calo di circa un terzo nel raccolto nazionale. Anche per la carne di pollo la causa è la mancanza di acqua. Un aumento del 14% ha interessato anche il riso.
L'allarme per le aziende - Se i prezzi per le famiglie corrono, l'aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare. Basti pensare al +170% nei prezzi dei concimi, al +90% dei mangimi e al +129% per il gasolio. Secondo Coldiretti, più di un'azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da cessare l’attività. Non solo circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria). Basti pensare al +170% nei prezzi dei concimi, al +90% dei mangimi e al +129% per il gasolio.
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