Se l’anno scolastico si era chiuso con la prospettiva di abbandonare mascherine e distanziamento, il perdurare della pandemia sta allontanando questo scenario in vista della ripresa di settembre, generando un acceso dibattito. Il Covid non allenta la presa e, in tanti, si stanno interrogando sulle misure da adottare per evitare che la situazione vada fuori controllo.
Chiedendo che a livello ministeriale si lavori al più presto a un nuovo protocollo anti-virus ma, soprattutto, che si faccia chiarezza sulla questione “sistemi di aerazione”, a detta di molti la vera arma per combattere il dilagare dei contagi. A fare il punto della situazione, denunciando la mancanza di risposte, è Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio e dirigente scolastica del Liceo Newton di Roma, che intervistata da Skuola.net ha elencato le criticità più urgenti a cui i presidi dovranno sopperire per un rientro a settembre “in sicurezza”, così come auspicato dal Ministro Bianchi.
Mascherine si o no? Eccolo il grande dilemma, che scatena la lotta fra coloro che sostengono siano diventate solo un bavaglio, inutile a contenere il contagio e chi, di contro, le reputa uno strumento efficace arma per contrastare il Covid. Su questo, la preside sollecita l’esigenza di ottenere un protocollo chiaro perché, sottolinea, “alla luce di un ritorno con classi numerose, con spazi ristretti, senza avere minimamente affrontato la questione aerazione, va da sé che viene in mente l’idea di una ripartenza con le mascherine”.
Dopo tre anni dall’inizio della pandemia pochi passi avanti
Non usa mezzi termini Cristina Costarelli nel definire al momento solo “probabile” il rientro in classe a settembre: “Settembre sembra lontano - sottolinea - ma per i tempi della scuola è come se fosse domani e le preoccupazioni che ci aspettano sono le stesse che ci hanno lasciato”. Sta ripartendo il terzo anno dopo la comparsa del Covid, ma, ancora una volta, si tornerà con le medesime condizioni degli anni passati: “Le criticità sono molteplici - afferma la presidente ANP Lazio - e vanno dalla gestione dei contagi, all’assenza di distanziamento, dall’assenza di aerazione e a questioni più ampie che vanno oltre il Covid, come quelle che riguardano l’edilizia scolastica. I fondi del Pnrr vengono sempre annunciati ma, di fatto, non stiamo vedendo nulla nelle scuole, soprattutto in estate. Quando si sarebbe dovuto procedere a controlli e manutenzioni, invece vediamo tutto fermo”.
Come gestire le positività al virus? Ancora nessuna notizia ufficiale
“L’idea di ripartire con una situazione quasi invariata ci preoccupa”, ribadisce Costarelli. Soprattutto perché, a meno di due mesi dalla riapertura dei cancelli scolastici, da parte del Ministero dell’Istruzione e del Sistema Sanitario Nazionale non c’è stato alcun accenno a come gestire la questione dei contagi. “Ci eravamo lasciati a giugno - prosegue la preside - con la situazione per cui fino a quattro casi nella classe non accadeva nulla, si indossavano solo le mascherine ffp2, mentre la Dad non era più presa in considerazione già da aprile”. Un silenzio assordante, quello che lamentano i dirigenti scolastici, anche sul capitolo “obbligo vaccinale”: “Sappiamo che adesso è partita la campagna per il quarto richiamo. L’obbligo per quanto riguarda il personale scolastico è terminato, ma vorremmo capire se c'è un'idea di reintroduzione, se rimarrà l’uso del Green Pass”.
Scarsa aerazione nelle classi: un problema sul fronte Covid (e non solo)
Per Costarelli un passaggio cruciale per permettere tornare in classe “in sicurezza” viene giocato dai sistemi di aerazione nelle aule. Che, però, sono ancora totalmente assenti: “Il virus, abbiamo potuto capire in questi mesi, si trasmette in maggior parte attraverso l’aria. Su questo tema, nelle scuole, non è stato fatto assolutamente nulla. Delle linee guida si attendono da febbraio, ma ancora vige un silenzio assordante. Fino a questo momento ci sono solo delle raccomandazioni che danno indicazioni vaghe”.
Un problema ulteriormente aggravato da un altro nodo centrale, ormai diventato una costante, ovvero quello del sovraffollamento in molti edifici scolastici: “Ripartiremo a settembre - anticipa la preside - con classi che arriveranno a superare i 30 alunni, in spazi che non li possono contenere, con un discorso di aerazione del tutto insufficiente e la raccomandazione di aprire le finestre che, ad oggi, è l’unico provvedimento indicato per il ricircolo d’aria”.
Le mascherine? L’unico modo per difendersi dal contagio
Uno dei pilastri della discussione politica di queste settimane, non solo per quel che riguarda la scuola, è la questione mascherine. Perché, per ora, non c’è una voce univoca, nemmeno da parte degli esperti del settore sanitario: c’è chi esclude a priori la possibilità di una reintroduzione dei dispositivi di sicurezza personale all’interno delle classi (d’altronde ormai sono rimasti obbligatori solo in ospedali, rsa e trasporti pubblici); chi, invece, le considera l’unico strumento utile a contrastare le nuove ondate di Covid .
I presidi, però, sembrano sposare la seconda visione: “Alla luce di un ritorno con classi numerose, con spazi ristretti, senza avere minimamente affrontato la questione aerazione, va da sé che viene in mente l’idea di una ripartenza con le mascherine. L’alternativa - rincara Costarelli - sarebbe quella di far propagare i contagi senza freno”.
E alla domanda sul perché fuori non vige più l’obbligo di mascherina mentre dentro la scuola dovrebbe esserci, la rappresentante dei presidi risponde seccamente: “Sicuramente per il rispetto delle fragilità tra gli alunni e personale scolastico. Portare la mascherina significa permettere a tutti, anche chi è in condizioni di salute di debolezza, di immunodepressione, di vivere la scuola con un minimo di sicurezza in più. Siamo tutti stanchi delle mascherine, ma se ne va della salute pubblica, forse, con una situazione ancora così incerta, sarebbe opportuno riprenderne l’utilizzo”.
No agli ingressi scaglionati: creano disagi a studenti e personale scolastico
Tra i “desiderata” dei presidi italiani c’è anche quello di non ritrovarsi più di fronte al far west generato dagli ingressi scaglionati: “Hanno portato a mille disagi per gli studenti e per il sistema scolastico”. Anche perché - come ricorda bene Costarelli - “la soluzione delle entrate scaglionate è strettamente connessa a quella del sistema dei trasporti pubblici: se su questi si adotta la capienza del 100% non ha senso fare le fasce orarie”. La soluzione auspicata è certamente quella di evitarli, ma nel caso si fosse costretti a reintrodurli, la dirigente suggerisce una soluzione: “Si potrebbe dare indicazione per predisporre un paio di turni d’entrata, ma solo se definiti dalle scuole e non più imposti, come accaduto lo scorso anno”.
La Dad non è più un’alternativa: la scuola è in presenza
Così come il coro dei presidi diventa una voce sola sull’altro grande spauracchio degli ultimi due anni scolastici: la Dad. I dirigenti, infatti, dicono “no” alla sua reintroduzione, se non per casi eccezionali: “La scuola è in presenza - sottolinea Costarelli - Il mondo è ripartito al 100%, quindi la Dad non può più essere una soluzione, se non per casi specifici legati ai contagi. Ovviamente, per gli studenti positivi la Dad sarà ancora necessaria, ma non immaginiamo un'estensione della Didattica a distanza a tutti gli studenti”. Ma, almeno su questo punto, tutti sembrano concordi nel voler evitare per quanto possibile il ritorno delle lezioni online.