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Strappo M5s sul dl Aiuti, Draghi lascia: "La maggioranza di unità nazionale non c'è più"

I 5 Stelle compatti non hanno partecipato al voto in Senato. Su indicazione del Colle, che ne ha respinto le dimissioni, il premier mercoledì sarà in Parlamento per una verifica

Dimissioni: lo spettro dell'addio di Mario Draghi a Palazzo Chigi prende corpo dopo una lunghissima giornata iniziata con lo strappo dei 5 Stelle sul voto al decreto Aiuti in Senato e proseguita con un doppio faccia a faccia tra il presidente del Consiglio e Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato respinge, però, le dimissioni di Draghi e rinvia il premier alle Camere per "effettuare, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata".

Le dimissioni di Draghi - Il film della giornata registra un'accelerazione della crisi qualche minuto prima delle 19 di giovedì, durante una riunione lampo del Cdm e subito dopo un lungo incontro al Quirinale al termine del quale, era stato fatto trapelare, le dimissioni - pur sul tavolo - erano state "congelate" a favore di una riflessione" che lasciava trasparire tutta l'irritazione di Draghi.

"La maggioranza di unità nazionale non c'è più" - "Buonasera a tutti, voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più". Draghi si affida ad una nota, di certo condivisa con il Colle, per motivare il suo addio a Palazzo Chigi dopo 17 mesi. Una nota la cui durezza non lascia campo agli alibi politici di chi questa rottura - è il suo j'accuse - ha cercato e voluto: i 5 Stelle di Giuseppe Conte.

Le dimissioni di Draghi breaking news sui media mondiali

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Il non voto sul dl Aiuti dei 5 Stelle - Il Senato ha approvato la fiducia sul decreto Aiuti. I sì sono stati 172, i no 39. Il M5s compatto non ha partecipato al voto. Il "non voto" pentastellato, pur annunciato, è stato del resto motivato da circostanziate accuse al premier e alle altre forze di maggioranza: "Dire che si indebolisce l'azione del governo, quando si sta cercando di indicare con chiarezza la linea politica, è falso", aveva detto in dichiarazione di voto la capogruppo M5s al Senato, Mariolina Castellone sottolineando che "gli irresponsabili non siamo noi" ma chi "non dà risposte al Paese".

Si apre la crisi di governo - Se questo volesse mettere all'indice l'insufficienza o il ritardo nelle risposte di Palazzo Chigi al documento di 9 punti preparato da Conte, non è dato sapere. Ma di certo Draghi la prende sul personale: "E' venuto meno il patto di fiducia alla base dell'azione di governo", scandisce il premier anche ai ministri riuniti a Palazzo Chigi prima di una nuova salita al Quirinale dove sono state formalizzate le dimissioni e aperta ufficialmente la crisi di governo. "Da parte mia c'è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche", aggiunge constatando però amaramente che, "come è evidente, dal dibattito e dal voto in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente".

La crisi di governo e i possibili scenari futuri

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Ritorno alle urne o un Draghi bis? - Il Pd prova a fare da argine chiedendo con Letta di andare avanti "con lo stesso formato e lo stesso perimetro". Ritorno alle urne a parte, anche il centrodestra di governo sembra vedere in un Draghi bis più un'opportunità che un ostacolo alle proprie ambizioni elettorali. Ma sono ancora i 5 Stelle a chiudere ogni spiraglio al dialogo: "Il M5s ha dato sostegno a questo governo sin dall'inizio con una votazione" e i con i "pilastri della transizione ecologica e della giustizia sociale. Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c'entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti", dice il presidente pentastellato Giuseppe Conte.

Mercoledì Draghi in Parlamento per una verifica - "Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia", torna invece a replicare Draghi osservando che se "questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi", "queste condizioni oggi non ci sono più". Se solo non ora, se non con questi "compagni di strada", se sulla base del patto di governo fin qui seguito, si vedrà mercoledì quando, su indicazione di Mattarella, Draghi tornerà in Parlamento per una verifica. E, probabilmente, l'idea di un nuovo esecutivo sostenuto da una nuova maggioranza.

Voto al Senato, la provocazione di Airola (M5s): "Qui hanno paura di restare soli con Draghi e con se stessi"

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E' una scritta a caratteri cubitali su un foglio bianco posato sullo scranno del senatore Alberto Airola (M5s) ad attirare gli obiettivi dei fotografi presenti nell'Aula di Palazzo Madama per il voto di fiducia al governo Draghi. "Qui tutti hanno paura di restare soli con Draghi e con se stessi", si legge nel cartello scritto di proprio pugno da Airola. E la sua provocazione diventa virale sui social.

La reazione dei mercati - La Borsa di Milano, maglia nera d'Europa, ha chiuso a -3,44% e bruciato 17 miliardi. Lo spread ha arrestato per ora la sua ascesa a 206,6 punti, il rendimento del Btp decennale a 3,34%. L'Europa guarda all'Italia "con preoccupato stupore", dice Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni. "Totale incredulità per gli sviluppi politici" dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

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