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L'ex consigliere di Trump John Bolton: "Ho aiutato a organizzare golpe all'estero"

"Non è così che si organizza un colpo di Stato, e io ne so qualcosa": quella che doveva essere una critica all'ex presidente per la disorganizzazione dell'assalto a Capitol Hill si è trasformata in un boomerang

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Una critica all'ex presidente Usa Donald Trump si è trasformata in una clamorosa ammissione di responsabilità per John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza nazionale proprio di Trump ed ex ambasciatore Usa all'Onu di George W. Bush. Parlando dell'attacco a Capitol Hill, Bolton, spiegando che l'azione non era stata pianificata con attenzione come dovrebbe essere un golpe, ha infatti inavvertitamente rivelato di aver contribuito a organizzare colpi di Stato all'estero, suscitando la reazione di vari Paesi, dalla Russia alla Cina, dalla Bolivia al Venezuela e alla Turchia.

Parlando con la Cnn, Bolton ha sottolineato che l'attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 "non fu un colpo di Stato attentamente pianificato", e per provarlo si è lasciato sfuggire il fatto che lui in questo campo è un esperto. "Come persona che ha aiutato a fare colpi di Stato, non qui ma in altri posti, ciò richiede un sacco di lavoro e questo non è quello che ha fatto" Trump. Quella che doveva essere una critica sulla mancanza di organizzazione dell'ex presidente è così diventata un boomerang per Bolton.

Assalto a Washington, ecco i supporter di Trump: bandiere confederate, copricapi con corna e anche un cappio

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Sono immagini che entrano nella storia quelle degli assalitori del Parlamento Usa. Un gruppo di facinorosi che imbracciando bandiere confederate sono entrati nelle stanze del potere americano. Scalmanati che indossando anche pittoreschi abbigliamenti hanno invaso Capitol Hill. Tra i vari simboli degli Stati del Sud, quelli legati al trumpismo più duro, anche un cappio, di quelli che fanno tornare alla memoria gli anni bui del Klu Klux Klan.   [[ge:kolumbus:tgcom24:27301798]]

Le sue parole non sono infatti passate inosservate: diventate virali sui social, con milioni di visualizzazioni da tutte le parti del mondo, nel giro di qualche ora hanno suscitato anche condanne ufficiali e speculazioni informali da parte di osservatori stranieri, specialmente in quei Paesi dove decenni di interventismo Usa hanno lasciato il segno.

Mosca ha subito preso la palla al balzo, e la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha chiesto una indagine internazionale sottolineando che "è importante conoscere in quali altri Paesi gli Stati Uniti hanno pianificato colpi di Stato". E per Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri cinese, la sortita di Bolton "non è una sorpresa. L'ammissione mostra semplicemente che interferire negli affari interni di altri Paesi e rovesciare i loro governi è diventata una prassi del governo Usa".

Evo Morales, ex presidente della Bolivia cacciato dall'esercito nel 2019 sullo sfondo di accuse di elezioni non trasparenti, ha twittato che le parole di Bolton mostrano che gli Stati Uniti "sono il peggior nemico della democrazia e della vita". Mentre in Turchia un giornale locale pro-Erdogan ha legato le dichiarazioni dell'ex consigliere per la Sicurezza nazionale Usa al fallito tentativo di rovesciare il governo di Ankara nel 2016 (quando però Bolton non aveva cariche di governo).

Bolton non ha comunque specificato in quali golpe sia stato coinvolto; pressato dall'intervistatore ha però citato il fallito tentativo di fare cadere il presidente venezuelano Nicolas Maduro nel 2019, pur precisando che gli Usa non hanno avuto "molto a che fare con ciò". Maduro non ha replicato, ma Samuel Moncada, ambasciatore venezuelano all'Onu, ha twittato che Bolton ha ragione: "I colpi di Stato richiedono un sacco di lavoro. Per questo motivo ha fallito con i suoi agenti in Venezuela".

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