"Se i Cinquestelle escono dall'Aula" nel voto di fiducia sul dl Aiuti in Senato, "la maggioranza non c'è più: basta con litigi, minacce e ritardi, parola agli italiani". Così fonti della Lega commentando la decisione del M5s e annunciando per giovedì una riunione tra il leader Matteo Salvini e i vertici del Carroccio. Per Giorgia Meloni "il governo 'dei migliori' è immobile, alle prese con i giochi di palazzo di questo o quel partito. Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito".
Fonti del centrodestra hanno fatto sapere che in serata c'è stata una telefonata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per commentare la situazione politica e ribadire "piena sintonia". "A maggior ragione in questa fase delicata, il centrodestra di governo prenderà decisioni comuni". I due leader si risentiranno giovedì.
Tajani: "M5s irresponsabile" - "La decisione del M5s di non partecipare al voto di fiducia sul dl Aiuti è un atto di grave irresponsabilità assunto per interessi di parte in uno dei momenti più difficili dell’Italia - dice il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani -. Dopo Mario Draghi non sosterremo alcun governo".
Di Maio: "Fatto grave, si condanna il Paese al baratro" - In una nota il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e leader di Insieme per il futuro, Luigi Di Maio, dice che "non votare la fiducia al governo è un fatto grave, è doverosa una verifica di maggioranza. Una crisi di governo nel bel mezzo di una guerra è un chiaro atto di irresponsabilità, così si condanna il Paese al baratro".
Letta: "Chiederemo una verifica per capire se la maggioranza c'è" - "La scelta annunciata da Conte e dal M5s rimette in discussione molte cose, e in una maggioranza così eterogenea ci sono dei distinguo - dice Enrico Letta, ospite della Festa regionale dell'Unità a Melzo -. Ma io non mi preoccupo, esiste il voto di fiducia che è fondamentale. Chiederemo di fare una verifica per capire se questa maggioranza c'è ancora o no".
Calenda: "Soddisfatto di non aver mai creduto in Conte" - Su Twitter il leader di Azione, Carlo Calenda, scrive che "Conte, l'avvocato del popolo, il punto di riferimento dei progressisti, si accinge a far cadere un governo presieduto dall'italiano più autorevole nel mondo, in mezzo a una guerra. Rimane solo la soddisfazione di essere tra i pochi partiti a non averci mai avuto nulla a che fare".