La riforma degli ITS è legge, le novità: si chiameranno Istituti Tecnologici Superiori e raddoppieranno gli iscritti
Tra gli scopi della riforma, approvata in via definitiva dal Parlamento, nuove aree tecnologiche di interesse, finanziamenti stabili e potenziamento dell’offerta formativa. Il nuovo sistema ITS Academy amplierà le partnership con le imprese del territorio, assumendo un ruolo sempre più centrale nei percorsi di studio post-diploma
Gli Istituti Tecnici Superiori - ovvero quei percorsi post diploma, alternativi all’università, pensati per formare professionalità particolarmente ambite dal tessuto produttivo del nostro Paese - stanno per cambiare volto. La riforma dell’intero “sistema ITS”, dopo un iter abbastanza travagliato - il testo ha avuto bisogno di ben tre passaggi tra Camera e Senato - è stata definitivamente approvata dall’Assemblea di Montecitorio (con 387 voti favorevoli, nessun voto contrario e 6 astenuti). Un provvedimento che ha l’ambizioso obiettivo di porre gli ITS al centro della formazione italiana.
Infatti, nonostante numeri invidiabili sul fronte dell’occupazione, parliamo di un mondo ancora sconosciuto ai più. Eppure i dati parlano chiaro: secondo l’ultimo monitoraggio INDIRE 2022, dopo un anno dal termine del percorso di studi, l’80% dei diplomati negli ITS ha già trovato lavoro, con il 91% di loro che è impegnato in un’occupazione coerente con il ciclo di studi svolto. Questo grazie a un approccio molto concreto (con tante ore di stage e attività pratiche) e a uno stretto contatto con le aziende del territorio di riferimento.
Ora, però, la nuova legge mira a un profondo restyling del “sistema”, ponendo particolare attenzione al potenziamento del modello formativo, all’integrazione di questi percorsi con il ciclo di lauree universitarie professionalizzanti e all’ulteriore rafforzamento del rapporto con le imprese. Una riforma che prenderà corpo grazie allo stanziamento di 1,5 miliardi di fondi derivanti dal PNRR e che punta ad accrescere il ruolo degli ITS nel panorama formativo italiano. Arrivando a raddoppiare il numero degli attuali iscritti.
Gli ITS cambiano nome: nasce il sistema ITS Academy
Come evidenzia il portale Skuola.net, riassumendo i contenuti principali del provvedimento, si parte dal nome, che la legge vuole rendere più immediatamente riconducibile alle imminenti sfide che il nostro Paese dovrà affrontare nell’ambito della transizione ecologica e digitale. Sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica, con un forte orientamento all’innovazione: questi sono i punti cardine di quelli che, dopo l’entrata in vigore della legge, si chiameranno Istituti Tecnologici Superiori, anche detti ITS Academy.
Ma se cambia il nome dei percorsi, la loro missione rimane intatta: “potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali”. Gli ITS assumono così un’accezione più specifica nell’ambito della valorizzazione delle competenze tecniche e professionali, prevedendo aggiornamenti costanti anche per i docenti delle discipline scientifiche e tecnologiche. Inoltre, le varie strutture, avranno in futuro la possibilità di poter stringere “patti federativi” con le universitarie, al fine di promuovere ulteriori opportunità di formazione, rendendo l’offerta ITS ancora più ricca.
Tra i vari aspetti a cui la legge appena approvata ha messo mano, viene previsto che gli stage aziendali e i tirocini formativi - già molto presenti nei percorsi ITS - saranno obbligatori almeno per il 35% della durata del monte orario complessivo previsto dai vari “diplomi”. Tirocini che potranno essere svolti anche all’estero e che saranno sostenuti da borse di studio ad hoc. Inoltre, la docenza degli Istituti Tecnologici Superiori dovrà arrivare per almeno il 60% delle ore complessive dal mondo del lavoro, per dare una connotazione ancora più “pratica” ai percorsi. Mentre il sistema di monitoraggio e valutazione del sistema. ITS Academy sarà realizzato congiuntamente dal ministero dell’Istruzione e dal ministero dell’Università e della ricerca, con la possibilità di avvalersi di enti pubblici vigilati o controllati, ossia riconosciuti a livello nazionale per le attività di valutazione della formazione superiore.
Un fondo per l’istruzione tecnologica superiore: per gli ITS finanziamenti annuali
Per la formazione tecnica post diploma, dunque, il 2022-2023 sarà un biennio decisivo. L’investimento dei fondi del PNRR richiede misure precise e puntuali che sappiano rispondere alle reali esigenze dei settori produttivi. In questo senso, il Ministero dell’Istruzione ha previsto, assieme a questa riforma, l’attivazione di un Fondo per l’istruzione tecnologica superiore. Fino ad oggi, infatti, gli ITS hanno sostanzialmente provveduto al proprio sostentamento tramite i fondi derivanti da bandi annuali o pluriennali. Il nuovo fondo, invece, prevede un finanziamento stabile per gli Istituti Tecnologici Superiori, che potranno attingere a un “tesoretto” di circa 48 milioni di euro all’anno, a partire dal 2023.
Le risorse dovranno essere destinate a finanziare principalmente nuovi percorsi formativi e borse di studio per i futuri iscritti. Inoltre, una parte del finanziamento dovrà mirare a potenziare le strutture già esistenti, come i laboratori didattici e, più in generale, le strutture con tecnologie 4.0. Ma non solo: il Ministero dell’Istruzione ha infatti previsto l’istituzione, presso l’INDIRE, dell’anagrafe degli studenti iscritti ai corsi ITS Academy, cui verrà destinata una parte del fondo. Parte dei soldi andrà anche al sistema di monitoraggio e valutazione degli ITS Academy, con lo scopo di “ridefinire gli indicatori del monitoraggio” degli attuali ITS.
La riforma prevede anche attività per fare conoscere ai giovani e alle famiglie il sistema ITS Academy, con campagne informative e attività di orientamento a partire dalla scuola secondaria di primo grado. Anche per favorire l’equilibrio di genere nella scelta di questi percorsi.
Infine, è prevista l’istituzione di un “Comitato nazionale ITS Academy”, che avrà compiti di consulenza e proposta, ovvero di consultazione delle associazioni delle imprese, delle organizzazioni datoriali e sindacali, degli studenti e delle fondazioni ITS Academy, con l’obiettivo di raccogliere elementi sui nuovi fabbisogni di figure professionali di tecnici superiori nel mercato del lavoro.
La rivoluzione delle aree tecnologiche: dalla mobilità alla comunicazione
Dal punto di vista pratico, la riforma investirà anche i settori tecnologici proposti nell’offerta formativa degli ITS. Quelli già in essere sono attualmente 6: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il made in Italy (con le sue sotto-articolazioni), tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Nell’ottica di una risposta concreta alle sfide del prossimo futuro, il MI dovrà però individuare nuove aree tecnologiche afferenti all’offerta ITS Academy, rivolgendo particolare attenzione alla transizione digitale e alla transizione ecologica.
Soprattutto quest’ultima, porterà con sé diversi rami da rivoluzionare, dove introdurre nuove figure professionali specializzate. Pensiamo alla mobilità, alla logistica e ai trasporti in generale. Il disegno di legge individua, poi, interventi su altre aree tematiche altrettanto importanti, che vanno dalle nuove tecnologie per il made in Italy - incluso l’alto artigianato artistico - alle nuove tecnologie della vita; passando per le tecnologie per il turismo e l’edilizia, e fino ad arrivare alle sfide digitali riguardanti la comunicazione e l’informazione.
Sarà un decreto del Ministero dell’Istruzione, da adottare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento, a individuare una serie di aree tecnologiche che dovranno fare riferimento ad ambiti come transizione ecologica o transizione digitale.
Rimangono comunque intatti i livelli dei percorsi formativi, a seconda del quadro europeo delle qualifiche (European Qualification Framework - EQF), che saranno di due tipologie: quelli di quinto livello EQF, di durata biennale, e quelli di sesto livello EQF, di durata triennale. E si articoleranno in semestri comprendenti ore di attività teorica, pratica e di laboratorio.
Previsto anche un credito d’imposta al 30% per le imprese che decideranno di investire negli ITS. Una quota che sale al 60% se l’erogazione avviene nelle province in cui il tasso di disoccupazione è superiore a quello medio nazionale.
“Si conclude oggi l’iter di una delle riforme più importanti del nostro PNRR – ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – La legge definisce un quadro strutturato e nazionale che rafforza la rete dei nostri ITS, garantendo il rapporto diretto con i territori e i loro tessuti produttivi che ne rappresenta il punto di forza. La riforma nel suo complesso consente di ampliare l’offerta formativa per studentesse e studenti, con l’obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti. La riforma è un passo avanti per il sistema di istruzione e per il nostro sviluppo industriale. Ringrazio moltissimo tutti coloro che hanno collaborato a questa riforma”.
Lo stesso Bianchi che ha anche voluto ringraziare i senatori e deputati per “i tanti interventi che hanno messo in evidenza il grande lavoro fatto insieme per dare ai nostri ragazzi, alle nostre ragazze e a tutto il Paese un sistema di formazione terziaria superiore e che verrà completato con le altre riforme del PNRR e, quindi, in particolare con la riforma della scuola tecnica e professionale”.
Gli fa eco Vittoria Casa, presidente della commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera, che dice: “Si tratta di una riforma di struttura in grado di incidere sulla qualità complessiva della nostra offerta formativa e, con essa, sul futuro lavorativo di generazioni di giovani. Le nuove norme intervengono sulla denominazione degli ITS, sui livelli di percorso, sulla varietà delle aree tecnologiche, sul raccordo con il sistema universitario, sulla sinergia con le imprese, sugli sgravi fiscali per i finanziatori e sulla ridefinizione sia della governance che dei soggetti fondatori. Sono dunque la base per costruire, a partire dal territorio, delle realtà formative in grado di dare risposte sia ai ragazzi che alle imprese. Si tratta di un risultato davvero importante”.
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