Spazzapnea: operazione fondali puliti
Un’occasione che ha fatto riflettere sulla necessità di agire localmente per iniziare a risolvere il grave problema globale dei mari inquinati
Fare a gara a ripulire i fondali marini, una vera e propria sfida. Chiedere ai ragazzi di Spazzapnea, competizione a squadre di raccolta rifiuti, rigorosamente senza bombole, organizzata dall’omonima associazione di volontariato. La quarta edizione ha permesso di ripulire i fondali di sei località: Genova, Venezia, Marina di Pisa, Mola di Bari, Capri e Palermo. 453 i partecipanti che si sono trasformati in veri e propri operatori ecologici del mare raccogliendo ben 50 quintali di rifiuti. Non solo gli odiosi mozziconi di sigaretta. Metalli, plastica, vetro ma anche oggetti imprevedibili che se non facessero piangere farebbero ridere, come sdraio, lettini, resti di ponteggi, pneumatici, barre di ferro e batterie. Reperti che qualche impavido ha buttato in mare pensando di liberarsi di un problema e che meravigliosi volontari hanno recuperato per il bene di tutti.
Spazzapnea: operazione fondali puliti
“La nostra salute dipende dalla salute del mare e la natura può fare a meno di noi, ma noi non possiamo fare a meno della natura. Quindi è importante che questo messaggio arrivi ai giovani che saranno la futura generazione, quella che ci guiderà, e speriamo che possano lavorare meglio di quanto non abbiano fatto le loro generazioni precedenti” spiega Umberto Pelizzari, apneista recordman. Ideata a Genova nel 2018 Spazzapnea è stata inclusa da WWF Italia e da Apnea Academy negli eventi ufficiali della scuola di formazione e ricerca per l’apnea subacquea e all’interno della campagna Stop Plastic Pollution per la lotta all’inquinamento della plastica in natura. Guanti e borse per la raccolta e dispositivi di segnalazione per la sicurezza oltre, ovviamente, al brevetto di apnea. Non serve altro tranne che la voglia di fare e di rimediare dove invece altri hanno sporcato. In più l’idea geniale di rendere il tutto un gioco: il calcolo del punteggio è effettuato in base alla pericolosità per il mare del rifiuto e ai tempi di decomposizione nell’ambiente. Un’occasione che ha fatto riflettere sulla necessità di agire in modo locale per iniziare a risolvere un grave problema globale.
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