Vivere nella natura è diventato paradossalmente la cosa meno naturale. Da condizione abituale si è trasformata in eccezione, evasione, occasione sporadica per allontanarsi dalla vita vera, quella in città. Nel nostro Paese circa l’80% della popolazione abita in zone più o meno del tutto urbanizzate. Per questo, ancor di più dopo la pandemia, è in crescita il bisogno di tornare in aree rurali, per viverci o anche solo per ritagliarsi qualche momento di pace.
Da esigenze del genere sono nate pratiche dal valore terapeutico che hanno come obiettivo il riconnettersi con la natura. Un esempio? Il Forest Bathing, il bagno nella foresta.
Molto più di una semplice passeggiata, un vero tuffo nel verde. Una pratica di origine giapponese che prevede un contatto stretto con la natura: camminare scalzi, stendersi nell’erba fresca, toccare gli alberi a mani nude, sentire i profumi e i suoni della foresta lasciandosi alle spalle stress e distrazioni. Un modo per ritrovare se stessi e il contatto perduto con l’ambiente.
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Non è un caso che in Giappone questo metodo sia considerato addirittura una pratica medica preventiva, conosciuta come “Shirin-yoku”. Il Forest Bathing può essere infatti la chiave per comprendere meglio il proprio posto nel mondo, immergendosi fisicamente negli elementi naturali, abbracciando la terra e percependola in modo amplificato.
Addentrandosi nei boschi si sperimenta un nuovo modo di vedere e vivere gli spazi verdi. Più lento, più attento e profondo. L’occasione per ripensare al proprio rapporto con la natura e ricaricare le batterie del proprio spirito. Essere green non è mai stato così rilassante.