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Pos obbligatorio, ma c'è chi ancora si rifiuta: "Il caffè si paga in contanti"

A "Zona Bianca" le testimonianze di baristi, tassisti e tabaccai che non accettano pagamenti elettronici per piccoli importi   

Dal 30 giugno sono previste sanzioni per tutti i commercianti e lavoratori (che offrono servizi) che non sono dotati di un Pos. Nonostante l'obbligo e il rischio di incorrere in sanzioni sono ancora molti i lavoratori, tra baristi, tabaccai, tassisti e liberi professionisti, che si oppongono all'obbligo e rifiutano i pagamenti elettronici soprattutto per le transazioni di piccolo importo. "Qui niente caffè con il bancomat - dichiara il titolare di un bar ai microfoni di "Zona Bianca" - non mi conviene. È necessario rivedere il discorso delle commissioni, altrimenti si diventa schiavi delle banche". 

Stesso discorso vale per i lavoratori che offrono servizi, lo racconta un libero professionista che ha fondato, insieme ad altri colleghi, un gruppo di "resistenza al Pos". "Mi occupo di consulenza alle imprese - spiega - e il Pos non lo voglio usare perché i miei clienti mi pagano con il bonifico. Non capisco perché dovrei sostenere le spese del Pos".  

"Ci hanno rovinati, senza il Pos il pagamento avviene in contanti e la corsa è la tua", si lamenta un tassista che non ci sta a sottrarre dal costo della corsa le commissioni previste con il pagamento elettronico. "Come faccio a dire di sì a un cliente che vorrebbe pagare un pacchetto di sigarette, che costa cinque euro, con il Pos? - si chiede un tabaccaio che infine suggerisce una soluzione - andrebbe meglio se il Pos ce lo fornisse lo Stato e se il cliente fosse disponibile a pagare le commissioni di tasca sua", conclude.

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