Il boss della 'ndrangheta Rocco Morabito, 56 anni, considerato uno dei più importanti trafficanti internazionali di droga al mondo, è atterrato all'aeroporto di Roma - Ciampino, estradato dal Brasile, dove era stato arrestato il 25 maggio 2021 dalla polizia federale del Paese, nel corso di un'operazione congiunta con i carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio di Cooperazione Internazionale di polizia e dalle agenzie statunitensi Dea e Fbi. Deve scontare una pena definitiva di 30 anni di reclusione.
La procedura di estradizione e il progetto I-Can - La procedura di estradizione, che sembrava essersi arenate a causa di un procedimento penale aperto dalla magistratura di San Paolo nei confronti di Morabito, è stata resa possibile grazie all'intensa attività di raccordo tra l'ambasciata d'Italia in Brasile, il Progetto I-Can e le Autorità brasiliane. Il progetto I-Can, promosso e finanziato dall'Italia attraverso l'Interpol, ha costituito una rete di 13 Paesi in tutto il mondo per il contrasto alla minaccia globale costituita dalla 'ndrangheta.
Il primo arresto nel 2017 (dopo 23 anni di latitanza) e l'evasione - Morabito è stato al centro di una complessa vicenda investigativa: arrestato in Uruguay nel settembre 2017 dal Ros dopo 23 anni di latitanza, il 24 giugno 2019 era riuscito ad evadere da un penitenziario di Montevideo, quando era in attesa di estradizione verso l'Italia. Da quel momento se ne erano perse le tracce, fino a maggio 2021 quando era stato nuovamente preso.
L'arresto in Brasile - L'arresto di Morabito in Brasile era stato fatto in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Procura generale di Reggio Calabria, diretta da Gerardo Dominijanni. Morabito era inserito nell'elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma speciale di ricerca" del ministero dell'Interno. Morabito fu localizzato a João Pessoa mentre era insieme a un altro latitante di 'ndrangheta, Vincenzo Pasquino, a sua volta ricercato dal Comando provinciale di Torino dei carabinieri, che stavano conducendo indagini parallele coordinate dalla Procura distrettuale del capoluogo piemontese, diretta da Anna Maria Loreto.