Strage sulla Marmolada, procura: evento imprevedibile, esclusa la negligenza | I dispersi scendono a 5: sono tutti italiani
Sette le vittime accertate, la quarta identificata è una donna trentina. Trovati altri resti sul ghiacciaio: saranno sottoposti al test del Dna
Per il disastro della Marmolada "in questo momento possiamo escludere assolutamente una prevedibilità e una negligenza o un'imprudenza". Lo ha chiarito il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi "L'imprevedibilità in questo momento è quella che la fa da protagonista - ha detto -. Per avere una responsabilità bisogna poter prevedere un evento, cosa che è molto, molto difficile". E ha aggiunto: "Quando mi hanno chiamato i carabinieri subito dopo la tragedia, mi hanno parlato di situazione quasi apocalittica".
Quarta vittima identificata: è una 54enne di Levico - La precisazione della procura arriva mentre a Canazei prosegue il doloroso riconoscimento dei resti delle vittime. I numeri, anche quelli dei dispersi, stanno progressivamente stabilizzandosi. Con il passare delle ore, infatti, stanno ricomparendo persone che erano state date per disperse, come due alpinisti francesi che sono stati sfiorati dalla frana di ghiaccio e hanno raccontato che, in quel drammatico momento, sulla via normale c'erano almeno 12 persone. Un numero in linea con il bilancio provvisorio di 7 vittime e 5 dispersi, tutti di nazionalità italiana. Al conto dei morti identificati si aggiunge Liliana Bertoldi, 54 anni, commerciante ambulante di Levico (Trento).
Strage Marmolada, a Canazei i parenti delle vittime al centro operativo
I dispersi scendono da 13 a 5 - Le persone rintracciate in gran parte sono straniere, ha spiegato il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, che non avevano colto la gravità del momento non avendo informazioni e che si sono fatte vive tramite le rispettive ambasciate. Altri invece sono stati segnalati da parenti o amici nei giorni scorsi e si sono fatti vivi lunedì sera e questa mattina. Gli inquirenti hanno ascoltato anche oggi, come nei giorni scorsi, diversi testimoni, come ad esempio il gestore del rifugio a Punta Penia, proprio per cercare di capire quante persone si trovassero sul ghiacciaio al momento del crollo del seracco.
Sui resti umani sarà eseguito il test del Dna - Intanto, per il riconoscimento dei resti, sarà fondamentale il lavoro dei carabinieri del Ris di Parma, che dovranno confrontare i campioni di materiale genetico prelevati dai resti recuperati sul ghiacciaio con quello dei parenti che sono alla ricerca dei loro cari. Anche martedì i droni del Soccorso alpino e dei vigili del fuoco hanno sorvolato le zone primarie di rinvenimento dei reperti sia umani che di abbigliamento e dell'attrezzatura tecnica: "In tre o quattro punti abbiamo ritrovato sia dei resti umani che attrezzatura alpinistica e tutto è stato già prelevato dagli operatori in elicottero", ha spiegato il presidente del Soccorso alpino nazionale, Maurizio Dellantonio. "Ci sono - ha aggiunto - parti umane, di dimensioni molto piccole, tante neanche collocabili in una parte del corpo o in un'altra. Tutti quanti verranno esaminati per trovare anche un minimo di relazione tra un reperto e l'altro".
Le operazioni di ricerca e recupero - Quelle di prelievo dei reperti sono operazioni delicate e pericolose: quando un drone individua delle tracce, un soccorritore viene poi calato dall'elicottero per raccogliere velocemente i resti o le attrezzature tecniche emerse dal ghiaccio e dal pietrisco. Il rischio di crolli è infatti molto alto e se un distacco si verificasse durante una ricognizione il tempo per mettersi in salvo sarebbe minimo, considerato che la parte di seracco ancora attaccata alla montagna ha un fronte di ghiaccio di 200 metri con un'altezza di 60 metri e una profondità di 80 metri. Una situazione che preoccupa gli esperti nivologici e glaciologici, soprattutto per le fratture che si sono create a monte della parte che è rimasta sulla cima della Regina delle Dolomiti.
Sabato a Canazei lutto cittadino - Intanto il Comune di Canazei ha emesso un'ordinanza che esplicita la chiusura totale del massiccio della Marmolada, sia sul versante trentino dove si è consumata la tragedia, sia su quello veneto. Un modo anche per scoraggiare i curiosi che affollano la strada per passo Fedaia, da cui si vede nettamente il grande 'scalino' provocato dal seracco caduto. "In concreto non cambia niente - ha precisato il sindaco Giovanni Bernard - nel senso che già da domenica, dopo la tragedia, c'era la chiusura della Marmolada. Abbiamo capito che forse al momento non c'era stata comunicazione, però il provvedimento era di chiusura fin dall'inizio". Bernard ha anche preannunciato l'intenzione di proclamare una giornata di lutto cittadino per sabato prossimo.
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