S.O.S. Siccità

Allarme siccità e crisi idrica: alle origini dell’inefficienza

Infrastrutture vecchie e poco efficienti, allacci abusivi alla rete idrica, scarsa manutenzione, conteggi a volte errati. Le cause della dispersione idrica sono molteplici e l’intensità delle erogazioni, in ogni caso, non è omogenea sul territorio perché legata alle caratteristiche infrastrutturali e socio-economiche dei comuni

di Dario Donato

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In epoca di siccità e fontane chiuse in diversi capoluoghi, potrà sembrare un paradosso, ma al contrario, da anni è un triste primato tutto italiano. Nel nostro Paese la dispersione idrica è a livelli elevatissimi. L’ultima impietosa fotografia l’ha scattata l’Istat nel Rapporto Acqua 2022: nel 2020, ultimo dato disponibile, sono stati immessi in rete 2,4 miliardi di metri cubi di acqua, pari a 370 litri per abitante al giorno, ma ne sono stati erogati solo un miliardo e mezzo di metri cubi per usi autorizzati agli utenti finali, cioè 236 litri pro capite. Ciò significa che 0,9 miliardi di metri cubi, il 36,2% del totale sono stati persi. L’unico dato positivo è che la percentuale era del 37,3% nel 2018 e del 39% nel 2016.

Infrastrutture vecchie e poco efficienti, allacci abusivi alla rete idrica, scarsa manutenzione, conteggi a volte errati. Le cause della dispersione sono molteplici e l’intensità delle erogazioni, in ogni caso, non è omogenea sul territorio perché è legata alle caratteristiche infrastrutturali e socio economiche dei comuni. I volumi erogati raggiungono il massimo nei capoluoghi del Nord, 256 litri per abitante al giorno in media, il quantitativo si riduce nei capoluoghi del Centro 231 litri, del Sud 221 litri e tocca al minimo nelle città delle isole, 194 litri.

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Secondo l’Istat in più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45% ma la situazione non è uguale in tutta Italia. Le condizioni di massima criticità sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70%) e Chieti (71,6%). Perdite inferiori al 25% si rilevano invece in un comune su cinque. Nel 2020 ben 11 città, tutte del Mezzogiorno, hanno fatto ricorso a misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, un dato in aumento rispetto al 2019. In più, quasi un terzo delle famiglie italiane dichiara di non fidarsi a bere l’acqua del rubinetto. I più fiduciosi sono gli abitanti del Nord-Est pari al 16,8%, mentre nelle Isole oltre il 57% preferisce non avvicinarsi al lavandino. Nel PNRL sono previsti 4,4 miliardi per la tutela del territorio e della risorsa idrica, investimento necessario che viste le premesse non può permettersi dispersioni di risorse.

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