E' il 5 luglio del 1982, Estadio Sarrià di Barcellona, quando l'Italia gioca contro il Brasile. Una partita di calcio che rappresenta un popolo intero: considerata come uno dei più grandi incontri di calcio di tutti i tempi, comportò l'eliminazione della nazionale brasiliana dalla competizione e venne definita dalla stampa verde-oro la "Tragedia del Sarrià", ma fu per quella vittoria che gli azzurri di Bearzot divennero Campioni del mondo. Nel pomeriggio più caldo del secolo si incrociarono i destini di un arbitro scampato all’Olocausto, un centravanti in attesa di rinascita, un capitano che ha fatto la rivoluzione, un fotoreporter con un dolore al petto, un portiere considerato bollito, un centrocampista con le scarpe dipinte, un commissario tecnico con la pipa e un inviato alla sua ultima estate. Si trovano tutti ai Mondiali di Spagna nel momento in cui l'Italia incontra il Brasile, l'ultima partita prima della semifinale. Ma quell'estate del 1982 e quella vittoria rappresentarono uno snodo cruciale per la ridefinizione dell'identità italiana. Italia-Brasile è stato un avvenimento che avrebbe inciso, infatti, sulle vite degli italiani più di tutte le altre più importanti vicende politiche e sociali. E tutto questo ritorna nel bestseller "La partita. Il romanzo di Italia-Brasile" di Piero Trellini, pubblicato da Mondadori nel 2019 e vincitore del Premio Bancarella Sport 2020 e del Premio Mastercard.
Fili intrecciati, destini incrociati, veleni, mortificazioni, ribellioni, errori e rinascite che attraversarono, dunque, le vite degli uomini che ne furono protagonisti, legandoli insieme in una stretta che oramai li immortala per l'eternità. Al centro una favola di riconoscenza e di riscatto, quella del commissario tecnico Enzo Bearzot e della sua fiducia cieca in un giocatore che tutti reputavano finito: Paolo Rossi. Così come finito, oltre che vecchio, era giudicato il quarantenne portiere Dino Zoff, che al novantesimo sulla sua mano si trovò ad avere la palla fatidica capace di cambiare le sorti di una Nazione.
Più che una partita di calcio, infatti, Italia-Brasile si rivelò un poema epico. Gli Azzurri, dopo aver passato il turno preliminare del Mondiale di Spagna a fatica, con tre pareggi, avevano sconfitto, a sorpresa, l'Argentina di Maradona, ma la differenza reti sfavorevole - il Brasile si era imposta 3-1 - li obbligava a battere anche i fenomenali verde oro per approdare in semifinale.
Trascinati da Paolo Rossi, gli Azzurri piegarono Zico, Falcao, Cerezo e Dirceu in novanta minuti leggendari. Il resto, fino al trionfo di Madrid, resta scolpito nella memoria collettiva e nei libri di storia.
Piero Trellini aveva dodici anni in quel caldo pomeriggio del 5 luglio 1982. Oggi è un giornalista che è abituato a scrivere di sport e di storie di sport, ma con questo romanzo parla di un evento che è stato già raccontato in un modo in cui nessuno l'ha mai fatto. Scrive con lo scrupolo dello storico, la competenza di un cronista e la passione di un tifoso e per questo ci rapisce e ci emoziona. Ci fa sentire nei panni di Paolo Rossi, di Telê Santana, di Enzo Bearzot, di Sandro Pertini, di Dino Zoff e di tutti quelli che quel giorno erano lì. Ci collega in un'ideale linea del tempo che trova culmine in questo incontro straordinario.
Un'anteprima per i lettori di Tgcom24:
La partita. Il romanzo di Italia-Brasile
Piero Trellini
Mondadori
Pagine 624
€ 14