"I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi": la pensa come Gino Strada il sindaco di Milano Giuseppe Sala che, dal palco del Pride, ha annunciato ai 300mila manifestanti che da venerdì è stato riattivato il riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali. Una notizia accolta con gioia dalla comunità Lgbtqi+, a partire dalle famiglie arcobaleno che, con le loro bici e i loro bambini, hanno aperto il colorato corteo partito poco dopo le 15 dalla Stazione Centrale. Un'onda che travolge anche Napoli, Bari, Catania, Sassari e domenica Padova.
Un mondo senza conflitti lo chiedono anche gli attivisti arrivati nel capoluogo lombardo dalla Russia e dall'Ucraina per partecipare al Pride. "In questo momento a causa della guerra non possiamo cooperare con gli attivisti russi, ma li supportiamo perché si battono contro il regime di Putin" spiega Olena Shevchenko, leader di Inside, arrivata da Kiev. "Per noi è molto importante supportare i rifugiati e ricordare che i temi Lgbt sono nell'agenda del nostro Paese che, prima della guerra, aveva raggiunto molti risultati per la comunità".
E' scappato invece dalla Russia Alexande Voconov, presidente di Coming out: "Ci sono tante persone comuni nel nostro Paese che sentono la responsabilità per quello che fa il nostro governo, la mia organizzazione è impegnata per i diritti umani e per questo viene perseguitata". "Ancora un fine settimana attraversato dalle rivendicazioni di diritti e uguaglianza - sottolinea Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, parlando del Pride -. Se l'Italia non arretrerà in tema di diritti non è per le promesse di qualche politico, ma perché le persone di questo Paese non lo permetteranno. La nostra onda è stimolo, rivendicazione ma anche monito per la politica: la retromarcia sui diritti qui non passerà".
"Si deve lottare ancora per la completa applicazione dell'uguaglianza delle persone come scolpito in Costituzione, soprattutto di fronte a un Parlamento che non ha la volontà di prevedere diritti per coloro che ne sono ancora privi", dice Luigi de Magistris, ex sindaco di Napoli, sceso in piazza ricordando che Napoli "è città dei diritti e delle libertà civili". La pensa allo stesso modo Antonio Decaro, sindaco di Bari, dove hanno sfilato in 10mila: "Bari è la città dei diritti - scrive -. Il diritto di amare. Il diritto di essere se stessi". Quello che è stato negato a Cloe, la professoressa suicida, cui i Sentinelli hanno dedicato il loro flashmob: "Voi esultate, Noi moriamo" il messaggio scritto sui cartelli innalzati dagli attivisti, mentre dal carro dell'associazione venivano diffuso le risate e gli applausi che si sono sentiti in Senato quando è stato bocciato il Ddl Zan.