Pordenone, cugine morte sull'A28: 7 anni al pirata che le investì | La rabbia dei familiari: "Pena insufficiente"
L'uomo, un imprenditore bulgaro di 61 anni, dopo il tamponamento mortale del 30 gennaio, era scappato nei campi. Sull'asfalto rimanevano i corpi di Sara Rizzotto, 26 anni, e Jessica Fragasso, 20
Il gup del tribunale di Pordenone ha condannato Dimitre Traykov a 7 anni di reclusione per omicidio stradale, aggravato dall'omissione di soccorso e fuga dal luogo dell'incidente. L'uomo, un imprenditore bulgaro di 61 anni, ha provocato il tamponamento mortale, avvenuto il 30 gennaio lungo la A28, ad Azzano Decimo, nel quale hanno perso la vita Sara Rizzotto, di 26 anni, e la cugina, Jessica Fragasso, di 20. Dopo l'incidente, Traykov era fuggito a piedi nei campi ed era stato rintracciato solo ore dopo nella propria abitazione. Dopo la sentenza, la rabbia dei familiari delle ragazze: "Pena insufficiente".
La condanna - Il 61enne è stato condannato a 7 anni di reclusione, beneficiando dello sconto di un terzo della pena per aver optato per il rito abbreviato. Il Gup non ha riconosciuto la guida in stato d'ebbrezza: le verifiche con l'etilometro sono state fatte a una distanza di tempo, tale da impedire di accertare se l'uomo avesse bevuto prima o dopo l'incidente. Era, infatti, scappato per i campi, prima di essere rintracciato nella propria abitazione, molte ore più tardi il tamponamento mortale che aveva provocato.
Nell'incidente rimasero ferite gravemente anche le due figlie piccole di una delle vittime, per le quali Traykov ha già riconosciuto al padre, come una sorta di provvisionale, una somma di 70mila euro, che si andrà ad aggiungere al risarcimento in sede civile che sarà concordato con le assicurazioni. La Procura della Repubblica aveva chiesto 7 anni e 8 mesi di reclusione, ricordando che, come aggravante, l'imprenditore al momento dell'incidente fosse al telefono con la moglie, circostanza che aveva ulteriormente minato la sua capacità di attenzione.
La reazione dei famigliari - Addolorati e insoddisfatti dalla sentenza i parenti delle vittime. "Non è giusto: sono morte due persone e sette anni non sono una pena sufficiente", ha detto la nonna, a cui ha fatto eco la mamma di una delle giovani: "Significa che ognuna delle loro vite valeva tre anni e mezzo".
Il papà dell'altra vittima ha spiegato che la famiglia si attendeva una condanna esemplare, non inferiore ai dieci anni, pur nel rispetto degli sconti previsti dalla legge con questo tipo di rito.
Parzialmente soddisfatta la difesa, che "saluta con favore il riconoscimento del fatto che l'imputato non era ubriaco alla guida in quanto ciò ridimensiona, pure ovviamente non eliminandolo, lo spessore criminale della sua condotta. La sentenza, per quanto pesante, dà conto della volontà del giudice di trovare un giusto equilibrio tra i diritti delle persone offese e quelli dell'imputato e non si è posta come obiettivo quello di soddisfare appetiti forcaioli che spesse volte sono più proclamati da soggetti estranei al processo piuttosto che dalle stesse persone direttamente coinvolte".
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