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Siccità, a Castenaso (Bologna) vietato il secondo lavaggio dal parrucchiere

Lo prevede un'ordinanza del sindaco Carlo Gubellini. Un rubinetto lasciato aperto, spiega l'amministrazione, eroga 13 litri al minuto, troppi in un momento di crisi idrica. Previste multe da 25 a 500 euro

Ansa

Per far fronte alla crisi idrica e non sprecare acqua ci è stato detto di non lavare l'auto, di non riempire la nostra piscina e di innaffiare con moderazione orti e giardini. Ma a Castenaso, nel Bolognese, nessuno si aspettava di dover rinunciare anche al secondo lavaggio di capelli dal parrucchiere. Il curioso divieto è scritto nero su bianco in un'ordinanza anti-sprechi firmata dal sindaco Carlo Gubellini. La motivazione? Un rubinetto lasciato aperto, spiega il Comune, eroga mediamente 13 litri al minuto. Decisamente troppi in un momento di emergenza, specie se si moltiplica la cifra per il numero di parrucchieri presenti in paese, circa dieci.

Le parole del sindaco - "Nessun intento punitivo", sottolinea il sindaco al Corriere di Bologna. Con l'ordinanza si risparmierebbero "migliaia di litri d'acqua al giorno", specie considerando gli abitanti di Castenaso, poco meno di 16mila. Ecco perché "abbiamo chiesto ai parrucchieri di fare un risciacquo di meno, perché riteniamo non sia indispensabile", aggiunge il primo cittadino. "Nessuno ha protestato. Hanno capito la ratio dell'ordinanza, che non è vessatoria", conclude.

Gli altri divieti - Nell'ordinanza sono previsti altri divieti. Durante la fascia oraria 8-21 non si può prelevare dalla rete idrica di acqua potabile per utilizzi extra-domestici, e in particolare per l'innaffiamento di orti, giardini e lavaggio di automezzi. Il riempimento delle piscine, sia pubbliche che private, è consentito esclusivamente previo accordo con il gestore della rete di acquedotto.


Le eccezioni - Sono esclusi dall'ordinanza i servizi pubblici di igiene urbana, gli innaffiamenti dei campi da tennis e campi sportivi in terra battuta e in manto erboso nonché l'irrigazione del verde di pertinenza pubblica.

Siccità, per risparmiare acqua chiuse le fontane-simbolo di Milano: "Non c'è un precedente, diamo un segnale"

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Detto fatto: da 24 ore non zampillano più le fontane-simbolo di Milano. Sono entrate, infatti, in vigore le ordinanze che in questo periodo di siccità prescrivono un risparmio d'acqua a partire dalle fontane pubbliche di Milano e della Lombardia. Così operai del comune meneghino hanno provveduto alla chiusura dei "rubinetti" delle fontane di piazza Castello, Cadorna e San Babila e molte altre, in centro e non. Per spegnerle tutte, tra le 50 e le 70 in totale, però, ci vorranno circa dieci giorni, con un ritmo di dieci al giorno. Si penserà a svuotare anche le vasche. "Non c'è un precedente di questo tipo ed è segno di come i cambiamenti climatici cambiano le politiche, - ha commentato l'assessore alla Casa e Piano Quartieri del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran -. Questo è un modo per risparmiare acqua ma anche per dare un segnale del fatto che c'è un problema e lo si sta cercando di gestire con attenzione. Il risparmio per quello che consuma d'acqua una città come la nostra è ovviamente molto ridotto ma speriamo che sia un invito a ognuno di noi a casa a fare attenzione dove possibile".

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