Spiagge libere sempre più introvabili in Italia, protestano i bagnanti
Il rapporto 2021 di Legambiente certifica la penuria di tratti di sabbia gratuiti e accessibili. "Le concessioni sul demanio costiero sono arrivate a 61.426". E gli attivisti non ci stanno
Sole e mare "a costo zero"? Oggi è sempre più difficile potersi godere una giornata di relax senza svenarsi. Lo certifica il rapporto 2021 di Legambiente secondo cui trovare una spiaggia libera è quasi diventata un'impresa. “Le concessioni sul demanio costiero sono arrivate a 61.426, mentre erano 52.619 nel 2018 - spiega l'associazione - Di queste, 12.166 sono per stabilimenti balneari, contro le 10.812 del 2018, con un aumento del 12,5%”. Insomma, chi non vuole o non può pagare i lidi privati, dove il prezzo giornaliero per due adulti può arrivare fino a 75 euro, deve armarsi di tenacia e pazienza per individuare e raggiungere qualche tratto di sabbia accessibile e gratuito.
A Napoli, per esempio, in zona Posillipo si trova un tratto di spiaggia pubblica racchiuso tra il celebre palazzo Don'Anna e i lidi vicini. Il Comune di Napoli ha stabilito che quella piccola porzione di costa, raggiungibile dopo aver superato un cancello chiuso, superato gli stabilimenti vicini e attraversato il mare a carponi (non proprio agevolissimo), è a disposizione di massimo 12 persone contemporaneamente.
I prezzi dei lidi privati sono troppo alti: le proteste e le manifestazioni dei bagnanti
Una situazione non tanto diversa da altre in Italia. “Complessivamente si può stimare — si legge ancora sul report di Legambiente — che meno di metà delle spiagge del Paese sia liberamente accessibile e fruibile per fare un bagno”. In alcune Regioni (Liguria, Emilia-Romagna e Campania) il 70% delle spiagge è occupato dai lidi anche se Legambiente specifica che “in Emilia-Romagna l’accessibilità è sempre garantita a tutti e in Veneto ci sono ampi spazi di spiaggia libera di fronte agli ombrelloni degli stabilimenti”.
Non è così dappertutto però. È recente la notizia dell'aggressione a Ostia alcuni militanti di "Mare libero" da parte di un bagnino di uno stabilimento perché il gruppo stava cercando di accedere alla spiaggia libera attraversando il lido. Sempre di recente, gli attivisti napoletani di "Mare libero e gratuito" hanno protestato in kayak e canoe contro le concessioni. "Non vogliamo pagare per ciò che è già nostro - hanno spiegato -. La privatizzazione aumenta in diretta relazione all’aumento dei prezzi e del carovita. La speculazione nega il diritto al mare".
In Liguria la percentuale di costa sabbiosa occupata da stabilimenti arriva al 69,9%. Numeri da record. Eppure esiste una legge regionale del 2008 a difesa delle spiagge libere ma i Comuni che ne tengono conto sono pochi. "La normativa regionale prevede il 40% tra spiagge libere e attrezzate ma non è prevista alcuna sanzione per chi non la rispetta - racconta Stefano Salvetti, presidente regionale di Adiconsum - È impensabile avere una parte della costa ligure occupata dai lidi anche per il 90%. Le spiagge sono un bene pubblico e vanno salvaguardate".
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