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Russia in default sul debito estero, è la prima volta dal 1918

Il default è scattato alla scadenza del periodo di grazia sui circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate

Il default "tecnico" del debito russo e i conti della guerra per l'Europa

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La Russia va in default sul suo debito in valuta estera per la prima volta dal 1918. Lo riporta Bloomberg. Il default è scattato alla scadenza del periodo di grazia sui circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate, bloccate a causa delle sanzioni ad ampio raggio adottate ai danni del Cremlino in risposta all'invasione dell'Ucraina.

Per Mosca si tratterebbe del secondo mancato rimborso del debito estero dopo quello del 1918, quando i bolscevichi ripudiarono i debiti degli zar.

I motivi del default - Questi 100 milioni di dollari riguardano due obbligazioni, una denominata in dollari e una in euro, in scadenza nel 2026 e nel 2036. Mosca avrebbe dovuto pagare i due bond esattamente un mese fa, ma le era stato concesso un "periodo di grazia" di un mese, con scadenza il 26 giugno.

Un fallimento "artificiale" - L'evento ha in realtà valenza più che altro simbolica, almeno per ora. La Russia è infatti un Paese economicamente, finanziariamente e politicamente già emarginato per gran parte dell'Occidente. In più il fallimento sarebbe dovuto non alla mancanza di denaro da parte del debitore ma alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori. Ecco perché il Cremlino parla di un "default artificiale" causato dalle sanzioni dell'Occidente. Come affermato dal ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, "chiunque può dichiarare quello che vuole, ma chi capisce la situazione sa che non si tratta in alcun modo di default".

Gli effetti - Come noto, la Russia è già finanziariamente una sorta di "paria", ossia un Paese in gran parte emarginato dalla comunità internazionale. Al momento però, Mosca riceve costantemente i pagamenti dall'Occidente per la vendita di gas e petrolio, che le permettono di foraggiare la burocrazia statale nonché l'invasione dell'Ucraina. Ma il fallimento renderebbe il Paese, già fuori dai circuiti dei mercati internazionali, ancora meno attrattivo agli occhi degli investitori esteri.

La dichiarazione di default - In caso di default, non è ancora chiaro se le principali agenzie di rating emetteranno la sentenza di fallimento: le sanzioni, infatti, vietano loro di esercitare attività in e con la Russia. Gli obbligazionisti potrebbero tuttavia raggrupparsi per realizzare una dichiarazione congiunta, o in alternativa aspettare per comprendere se e come possano ottenere il denaro. Certamente però oltre a una mera questione di prestigio internazionale (cosa a cui comunque Putin tiene molto), un default per quanto "simbolico" rappresenterebbe un grosso campanello di allarme per chi fosse intenzionato a comprare titoli di stato russi dato l'alto rischio, di non rivedere più i propri soldi per lungo tempo i propri soldi. Senza considerare che Mosca a oggi ha 40 miliardi di dollari di obbligazioni estere in circolazione e dovrà onorare circa 2 miliardi di dollari di pagamenti in scadenza entro fine 2022.

Il precedente - Già nei primi mesi di quest'anno la Federazione è andata vicina al default. Un passo decisivo verso il fallimento tecnico è dovuto alla decisione dal Tesoro americano, che ha impedito ai cittadini statunitensi di transare o accettare dopo il 25 maggio pagamenti di bond e azioni russi. Mosca ha poi tentato di implementare un nuovo meccanismo finanziario per pagare in rubli, ma anche gli intermediari in un primo momento non oggetto di sanzioni sono stati colpiti dalla stretta. Ora, il default sembra davvero a un passo.

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