FOTO24 VIDEO24 2

Il contro-G7 dei Paesi Brics: la sfida all'Occidente di Xi e Putin e l'appello al dialogo sull'Ucraina

Xi e Putin cementano un'"amicizia senza limiti" e lavorano per respingere l'egemonia statunitense a livello globale, rivendicando un ruolo di maggior rilievo per i Paesi emergenti

E' una nuova sfida di Cina e Russia all'Occidente quella che emerge dal contro-G7 dei Brics, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che si sono riuniti in un vertice virtuale per discutere della situazione internazionale. E il presidente Xi Jinping ha subito criticato "l'abuso" delle sanzioni internazionali, mentre Putin ha accusato Usa e alleati di aver fomentato una crisi globale. Ed entrambi i leader, legati da una amicizia "senza limiti", si sono trovati d'accordo nella richiesta di maggior cooperazione tra i Brics per svolgere un ruolo costruttivo a livello globale e respingere l'egemonia statunitense. Ma nel testo finale c'è anche il sostegno dei cinque Paesi ai colloqui tra Russia e Ucraina (senza alcun accenno di condanna dell'invasione) e l'impegno "a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale di tutti gli Stati".

In avvio del 14esimo summit, Xi ha illustrato un modello alternativo a quello occidentale basato sul coordinamento delle politiche macro, sul vero multilateralismo con l'Onu al centro, sulle garanzie per la sicurezza e sui flussi regolari di catene industriali e supply chain, nell'ambito di un'economia mondiale aperta e di una crescita più inclusiva. "Dobbiamo abbandonare la mentalità della Guerra Fredda, bloccare il confronto e opporci alle sanzioni unilaterali e all'abuso delle sanzioni", ha chiesto il presidente cinese, sottolineando che il vertice è arrivato in "una fase cruciale per il futuro dell'umanità" e rivendicando un ruolo centrale dei Brics che "devono assumersi le loro responsabilità" con l'obiettivo di superare "i piccoli circoli egemonici" e di approdare "alla grande famiglia di una comunità con un futuro condiviso per l'umanità". Xi ha quindi attaccato anche la Nato, chiarendo che "l'espansione di alleanze militari" è uno "slancio pericoloso" che renderà "il mondo più volatile".

Putin, al primo vertice internazionale dopo l'invasione dell'Ucraina, si è detto certo che "soltanto una cooperazione onesta e reciprocamente vantaggiosa può cercare vie d'uscita alla crisi dell'economia globale dovuta ad azioni sconsiderate di singoli Stati". Ha accusato l'Occidente di "usare meccanismi finanziari" per "scaricare gli errori di politica macroeconomica sul mondo intero" e ha assicurato che i legami con Pechino sono i migliori di sempre, la base di "una partnership strategica" contro l'influenza Usa. I Brics, ha aggiunto il leader del Cremlino, devono aprire la strada a un "mondo multipolare" con le relazioni tra Stati regolate "solo dal diritto internazionale".

A chiusura del vertice, i Brics hanno riaffermato in un testo di 75 punti l'impegno al multilateralismo, alla cooperazione basata su rispetto reciproco, giustizia e uguaglianza, oltre alla necessità di una riforma globale dell'Onu, incluso il Consiglio di Sicurezza. Il proposito è quello di un mondo libero da armi atomiche: "Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta", si legge, mentre c'è anche l'invito - sotto il profilo economico - alle nazioni sviluppate ad adottare politiche responsabili per evitare gravi ripercussioni sui Paesi in via di sviluppo.

Ai punti 21 e 22 sono stati messi nero su bianco l'impegno "a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale di tutti gli Stati" e alla "risoluzione pacifica delle differenze e delle controversie tra Paesi attraverso il dialogo e la consultazione", con tutti gli sforzi "volti alla soluzione pacifica delle crisi". Quanto alla situazione in Ucraina, sono state ricordate le posizioni "nazionali espresse nelle sedi appropriate, vale a dire il Consiglio di sicurezza Onu e l'UNGA", nonché i timori sulla crisi umanitaria. "Sosteniamo i colloqui tra Russia e Ucraina".

Consiglio europeo, il vertice per la candidatura dell'Ucraina all'adesione Ue

1 di 67
2 di 67
3 di 67
4 di 67
5 di 67
6 di 67
7 di 67
8 di 67
9 di 67
10 di 67
11 di 67
12 di 67
13 di 67
14 di 67
15 di 67
16 di 67
17 di 67
18 di 67
19 di 67
20 di 67
21 di 67
22 di 67
23 di 67
24 di 67
25 di 67
26 di 67
27 di 67
28 di 67
29 di 67
30 di 67
31 di 67
32 di 67
33 di 67
34 di 67
35 di 67
36 di 67
37 di 67
38 di 67
39 di 67
40 di 67
41 di 67
42 di 67
43 di 67
44 di 67
45 di 67
46 di 67
47 di 67
48 di 67
49 di 67
50 di 67
51 di 67
52 di 67
53 di 67
54 di 67
55 di 67
56 di 67
57 di 67
58 di 67
59 di 67
60 di 67
61 di 67
62 di 67
63 di 67
64 di 67
65 di 67
66 di 67
67 di 67

L'analisi: "Le sanzioni destrutturano i vecchi equilibri" - "Le sanzioni - spiega Alberto Cossu su Vision & Global Trends - stanno creando degli effetti perversi non voluti: colpiscono i Paesi che le hanno imposte e creano dei vantaggi per Paesi terzi rispetto al conflitto (russo-ucraino, ndr) come Cina e India. Inoltre se è vero che la Russia riduce i volumi di produzione, è altrettanto vero che i margini di guadagno rimangono agli attuali prezzi (superiori ai cento dollari) molto alti, tali da consentire a Mosca di creare dei vantaggi per i Paesi che gli sono amici".

"In sostanza Mosca mette in condizione India e Cina di produrre energia e altri prodotti derivanti dal petrolio a prezzi che posso creare dei terremoti nelle attuali gerarchie mondiali. Negli Stati Uniti e in Europa gli alti prezzi degli idrocarburi generano inflazione e probabilmente recessione in prospettiva a breve termine. Inoltre, bisogna considerare il fatto che il petrolio russo, così come il gas, è concorrenziale nel prezzo", è la conclusione dell'analista. 

Per leggere il commento completo cliccare qui

Espandi