LA VISITA DEL PREMIER

Draghi a Kiev: "Zelensky non ha chiesto l'invio di nuove armi | Due settimane per sbloccare il grano o rischio carestia"

Nessuno spiraglio di pace all'orizzonte: "Non si vedono margini per un cessate il fuoco". Il premier ha poi parlato di un "uso politico del gas" da parte della Russia 

"Zelensky non ha avanzato nuove richieste di invio di armi". Lo ha detto Mario Draghi durante la sua visita a Kiev, sottolineando che il presidente ucraino "ha descritto una situazione critica perché stanno finendo le munizioni e le nuove armi necessitano di addestramento per essere usate". Il premier ha poi parlato della Russia e di "un uso politico del gas, così come del grano". E proprio sulle forniture energetiche aggiunge: "Siamo arrivati al 52% dei livelli di stoccaggio del gas, il che ci rende abbastanza tranquilli nell'immediato e per l'inverno".

"Non si vedono margini per un cessate il fuoco" - Dall'incontro al Palazzo presidenziale di Kiev (con le sirene anti-aereo che suonano due volte nel corso della giornata) non sono emerse indicazioni su passi avanti significativi in una eventuale trattativa di pace. Per un cessate il fuoco "non si vedono margini", ha sottolineato Draghi, spiegando che da parte dell'Ucraina la condizione resta quella "dell'integrità territoriale".

"Vogliamo la pace, ma l'Ucraina deve difendersi" - La linea italiana resta quella di "aiutare l'Ucraina nella guerra perché se non riesce a difendersi non c'è pace", ma anche nella pace, che pero' per essere durevole deve essere quella accettata da Kiev, e nella ricostruzione.

Grano, "si avvicina il dramma di una carestia mondiale" - Anche sulla questione del blocco del grano, non pare che ci siano spiragli per una soluzione. "Zelensky è pronto", ha assicurato il presidente del Consiglio, ma "l'impressione è che le scadenze si stanno avvicinando e il dramma di una carestia mondiale si sta avvicinando". Una soluzione può essere trovata solo sotto l'egida dell'Onu, in grado di dare garanzie a entrambe le parti, ma la risoluzione che era stata preparata "è stata respinta dalla Russia".

"Due settimane per sminare i porti" - Dunque, ha ribadito Draghi, "dobbiamo sbloccare i milioni di tonnellate di grano che sono fermi nei porti del Mar Nero. Ci sono due settimane per sminare i porti, il raccolto arriverà alla fine di settembre, e una serie di scadenze che diventano sempre più urgenti. Sono scadenze che ci avvicinano regolarmente, inesorabilmente al dramma".

La visita a Irpin, "tutto verrà ricostruito" - La giornata del premier era iniziata, insieme a Macron e a Scholz, a Irpin, cittadina alla periferia di Kiev distrutta dai bombardamenti russi, in cui sono morti oltre 300 civili in fuga. Accompagnati dalle autorità locali, i tre leader hanno camminato tra le macerie, visto le case e le auto sventrate dall'artiglieria e annerite dal fuoco. "Il mondo è con voi", ha assicurato il presidente del Consiglio, da un luogo "di dolore ma anche di speranza: tutto verrà ricostruito".

Il (lungo) rientro da Kiev a Roma - In serata il rientro da Kiev a Roma, facendo a ritroso il viaggio iniziato mercoledì pomeriggio all'aeroporto di Ciampino: 11 ore di treno, su cui viaggiano tutti e tre i leader, per passare il confine e arrivare in Polonia. Il convoglio, con scompartimenti e cuccette, viene "scortato" da un altro treno gemello, pronto a un trasbordo in caso di guasti o attacchi. Dalla Polonia, poi, in aereo il rientro in Italia.

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