Con il progresso della conoscenza scientifica oggi possiamo affrontare la patologia più frequente nell’uomo che colpisce decine di migliaia di nuovi casi ogni anno in Italia, in maniera completamente differente rispetto al passato. I tumori alla prostata, seno, polmone e colon (che sono tra i più diffusi) sono tipici dei paesi industrializzati e di quelli occidentali in particolare. La loro incidenza è nove volte superiore negli USA e in Europa settentrionale rispetto a diversi paesi asiatici meno industrializzati.
Oggi con le molte novità scientifiche che riguardano la diagnostica precoce, con le nuove tecniche chirurgiche e farmacologiche, la prognosi è notevolmente cambiata, ottenendo risultati promettenti e ottima qualità di vita con una sopravvivenza stimata in Italia intorno al 90%.
È utile ricordare che si tratta di una patologia spesso silente e asintomatica e talvolta diagnosticata in stadi avanzati, per questo motivo è molto importante una profilassi puntuale. Circa il 40% dei tumori della prostata è di origine ereditaria, mentre il 60% è dovuta a stili di vita. Ne parliamo con il Prof. Rigatti, Direttore Scientifico di Urologia I.R.C.C.S. Auxologico di Milano.
Prevenzione - In base all’età, familiarità o rischi professionali (professioni sedentarie o esposti a prodotti chimici) bisogna eseguire almeno una volta all’anno gli esami del sangue (PSA o PHI, Ixip, ecc.) e una visita urologica dai 50 anni o anche prima se esistono i fattori di rischio. È consigliabile anche un’ecografia addominale completa con prostata ed eventualmente altri esami ritenuti utili dall’esperto.
Per quanto riguarda la familiarità bisogna considerare che si ereditano dai genitori dei geni (BCAR1-BCAR2 ecc.) che sono responsabili non solo di tumore alla prostata ma anche del seno, pancreas, ovaio, utero, melanoma, ecc. L’esperto valuterà il rischio di familiarità e se opportuno farà eseguire l’esame del sangue specifico.
Il “New England Journal of Medicine”, ci obbliga inoltre a riconoscere l’importanza degli stili di vita: la morte di tumore di un genitore adottivo (dal quale non si eredita alcun gene, ma che influisce sullo stile di vita del bambino) moltiplica per cinque il fattore di rischio.
Bisogna rivedere la propria alimentazione in modo di ridurre l’assunzione di sostanze che favoriscono l’insorgenza di tumori e includendo sostanze in grado di combatterli. Premunirsi contro gli squilibri ambientali e migliorare il rapporto con il nostro corpo (ad esempio con lo sport e una sana attività sessuale) per agire positivamente sul sistema immunitario.
Alimenti consigliati nello specifico contro il tumore alla prostata: aglio, cavolini di Bruxelles, cipolla verde, porri, carote, broccoli, cavolfiore, verza, cipolla, cavolo, barbabietola, peperoncini, sedano, spinaci, cetriolo, asparagi, zucca, finocchio, melanzana, pomodoro, indivia, lattuga, curcuma. Inoltre è importante mantenere la dose giusta di vitamine C, D, E, ecc. nel sangue come fattore di protezione.
Inoltre il World Cancer Research Fund raccomanda un consumo limitato di carne rossa e insaccati alla settimana, limitare lo zucchero bianco e derivati e di evitare il fumo.
Per approfondire l’argomento di stile di vita e alimentazione è utile consultare l’adeguata letteratura.
Diagnosi - Quando emerge il sospetto è indispensabile oggi eseguire una risonanza magnetica con contrasto ed eseguire un’agobiopsia mirata (eventualmente fusion) sulle zone sospette. Quando emerge una malattia aggressiva (Gleason alto) o molto estesa, è necessaria l’esecuzione di una PET con contrasto idoneo.
È utile sapere che alcuni tumori sono “indolenti” con bassa capacità di progressione per cui lo specialista consiglierà il miglior approccio in quanto talvolta il trattamento degli stessi può provocare effetti collaterali senza ottenere un reale allungamento della vita. In questo caso è fondamentale uno stretto controllo della malattia.
È in fase sperimentale l’utilizzo di metodologie meno invasive come ad esempio la biopsia liquida sulle cellule neoplastiche circolanti e la diagnosi sul liquido seminale con l’obbiettivo di ottenere una migliore affidabilità diagnostica che ci permettano un follow up puntuale e preciso.
Terapia - Effettuata una diagnosi corretta, lo specialista terrà conto della tipologia della malattia e delle condizioni generali della persona prima di consigliare un’adeguata terapia.
Quando è possibile, la soluzione oggi ritenuta più efficace è quella della terapia chirurgica. La chirurgia è in gran parte eseguita con metodica laparoscopica o robot assistita e a cielo aperto. Per quanto riguarda i risultati delle due metodiche, è interessante considerare una pubblicazione della prestigiosa rivista scientifica Lancet che dimostra che a 12 settimane dall’intervento non vi sono sostanziali differenze tra le due modalità di esecuzione ma che il risultato è molto legato alle capacità dell’operatore.
Un’alternativa alla chirurgia è la radioterapia che può essere attuata come monoterapia valutando le condizioni del paziente o come adiuvante.
È importante sottolineare che le sequele funzionali di alcuni trattamenti possono essere efficacemente trattate e spesso risolte.
Il trattamento farmacologico è un’alternativa proponibile nell’impossibilità di effettuare le prime due terapie o come terapie di supporto. La scelta dei farmaci è diversa per tumori ormono-sensibili mentre per tumori non androgeni dipendenti bisogna ricorrere a chemioterapie (taxani ecc.). È di recente utilizzo l’uso degli inibitori del PARP (immunoterapia) che sembra essere più efficace degli altri immunoterapici.
Approvato di recente da FDA è l’impiego del Lutezio 177 per trattamenti di focolai neoplastici individuati dalla Pet con PSMA.
Follow up e recidive - L’esame del sangue PSA rimane il controllo più utilizzato: dopo chirurgia dev’essere 0,01, dopo radioterapia questo valore può essere leggermente più alto. Tale valore dev’essere controllato trimestralmente. Se i valori risultano più alti sono necessari altri esami di approfondimento.
Oltre agli esami tradizionali abbiamo a disposizione la ricerca sperimentale del DNA circolante nel sangue, ad esempio dalle nuove ricerche scientifiche emerge che il tumore della prostata può essere identificato al 100% se vi è la presenza di cellule CETCs dai PD-L1. Queste nuove metodologie ci permettono d'identificare la possibilità di metastatizzare, il numero e le caratteristiche di sensibilità ai diversi farmaci delle cellule tumorali e la possibilità di utilizzare gli inibitori del PD-L1 e infine valutare l’efficienza del nostro sistema immunitario di difesa.
Quando la PET identifica la sede della persistenza di malattia se questa è passibile di asportazione chirurgica questa è la soluzione migliore oppure si può procedere con la radioterapia mirata (ad es. Stereotassica o brachiterapia) si può proporre il Lutezio 177 e vari altri trattamenti farmacologici di cui abbiamo già accennato. Questi trattamenti possono anche essere integrati.
Oggi possiamo procedere con la Target Therapy personalizzata per ogni paziente, che prende in considerazione tutta la storia, la predisposizione genetica e le migliori terapie ad-hoc per il paziente e seguito in un contesto multidisciplinare.