È invisibile, eppure è uno degli elementi più potenti della natura. Ogni 15 giugno il vento viene celebrato con una Giornata Mondiale, ricorrenza che vuole valorizzare le sue potenzialità e sensibilizzare sulla sua rilevanza come fonte sostenibile di energia.
Quella eolica è una delle forme di energia rinnovabile più usate al mondo, sin dall’antichità, e uno degli elementi chiave per la transizione energetica. Conoscerlo meglio può aiutare a ripensare i modelli energetici per ridurne sempre di più l’impatto ambientale. Una risorsa che però non si sta sfruttando abbastanza. Secondo l’Associazione nazionale energia del vento (ANEV) l’Italia ha il potenziale per raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2030 per il passaggio a fonti rinnovabili. Tuttavia, negli ultimi anni la crescita in questa direzione è stata troppo lenta.
L’Italia è al tredicesimo posto a livello europeo per investimenti realizzati nel settore eolico. Sulla base di quanto riportato dall’associazione WindEurope, lo scorso anno nel nostro Paese sono stati investiti per la realizzazione di impianti eolici circa 600 milioni di euro. Una cifra decisamente bassa se si guarda a Paesi come il Regno Unito (9,4 miliardi) o la Germania (8 miliardi). Inoltre, per restare in linea con il Green Deal, bisognerebbe installare 8GW all’anno, ma nel trienno 2018-2020 ne sono state autorizzate appena 125 MW. Processi ancora troppo lenti per un mondo che ha urgenza di cambiare.
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Eppure i casi esemplari non mancano. Come il parco eolico più grande d’Italia, installato nel territorio dei comuni sardi di Baddusò e Alà dei Sardi. Qui con 69 turbine e una potenza totale di 130 MW si producono all’anno 330 GWh, abbattendo circa 180 tonnellate di gas serra che si riverserebbe nell’atmosfera usando fonti non rinnovabili. Un impianto eccellente che si posiziona tra i migliori d’Europa.
Un esempio lodevole che in giornate come questa vale ancora di più. Un modo per ricordarci che soluzioni sostenibili esistono, sta a noi trovare il modo migliore per utilizzarle.