Fu l'unica sopravvissuta nella strage della famiglia a Kiev: Sofia a Roma è tornata a camminare
La sorella di Polina, il primo volto di bimba uccisa dalla guerra, è ricoverata dal 4 marzo per tetraparesi. Ma alla vigilia dei suoi 14 anni torna alla vita grazie alle cure
Ricordate Polina, la prima bimba ucraina uccisa in guerra? La sua foto rimbalzò sui media internazionali anche per la tragica vicenda che aveva coinvolto tutta la sua famiglia all'indomani dell'invasione russa. La loro auto, in fuga dalla guerra, era rimasta coinvolta in uno scontro a fuoco a Kiev il 25 febbraio. Morirono tutti con Polina, 10 anni: suo padre, sua madre e il suo fratellino. Unica superstite trovata all'interno delle lamiere fu la sorella Sofia, 14 anni il 19 luglio, che, dopo tre giorni di viaggio, giunse al San Raffaele di Roma in condizioni gravissime. "Tetraparesi", la diagnosi che lasciò senza speranze nonna Svitlana che l'accompagnava quel 4 marzo. Ma tre mesi dopo Sofia, che era arrivata paralizzata ai quattro arti per un colpo d'arma da fuoco, è tornata a camminare.
"Per pochi millimetri non ci ha rimesso la vita, - racconta a La Stampa Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento Neuroscienze e neuroriabilitazione del San Raffaele di Roma, - ma il suo sistema nervoso è stato capace di riorganizzarsi, grazie al fatto che era rimasto intatto qualcosa del midollo e grazie alla giovane età".
Il miglioramento è stato lento e progressivo in questi mesi: ora Sofia "è in grado di camminare benino ed è avviata a un recupero quasi completo", conclude il medico, che prevede un periodo di riabilitazione ancora per tutto il 2022: "Sta cominciando a disegnare con la sinistra, non riesce ancora a usare il braccio destro".
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Più lunghe da curare saranno le ferite dell'anima. A seguirla è una psicologa ucraina, Kateryns Chesnevska, che è anche insegnante di Taekwondo, sport che la piccola ha praticato per 4 anni.
Sofia vuole tornare in Ucraina. "Resteremo finché sarà necessario", commenta la nonna che con la nipote cerca di elaborare il lutto. Di entrambe si è occupata dal primo momento l'associazione Amici per la pelle Onlus.
"Sono riuscite a condividere il dolore", racconta a La Stampa la psicologa. "E' così che ha smesso di aver paura di cadere e si è messa in piedi - aggiunge. - Ha fatto i primi passi, si è esercitata da sola. Quando tornerà a casa sarà difficile, ha capito che i suoi cari non ci sono più, ma non ne parla molto. Ogni tanto racconta di sua madre o di sua sorella Polina, ha pianto tantissimo, ma ha avuto coraggio ed è una ragazzina molto forte. E' molto matura, non sembra una 13enne".
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