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A Milano eletta la prima reginetta con il hijab | L'organizzatrice del concorso a Tgcom24: "Voglio che sia un esempio per le coetanee"

"Regina con il Hijab" è la prima competizione in Europa riservata alle donne con il velo

A Milano il primo concorso per donne con il hijab

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Sabato, a Cinisello Balsamo (Milano), si è svolto il concorso "Regina con il Hijab. Sii l'esempio", il primo in Europa riservato alle donne con il velo. L'obiettivo dell'iniziativa, organizzata da Assia Belhadj, attivista e presidente dell'associazione Movimento delle donne musulmane d'Italia, è rompere i tabù sul velo e dimostrare che le donne lo indossano spontaneamente e orgogliosamente e non perché sottomesse. All'evento hanno partecipato più di 100 ragazze suddivise in due fasce d'età: 14-18 e 19-25 anni. La vincitrice della prima categoria è la 18enne di Milano Nourhan El Nagar, mentre della seconda la studentessa 23enne di Abbiategrasso Mariam Eloziri. "Voglio che queste giovani siano un esempio per le loro coetanee", ha detto Belhadj a Tgcom24.

Come è nato il concorso - "Da più di 16 anni sono un'attivista per i diritti delle donne, in particolare di quelle musulmane. Mi sono sempre impegnata per far capire alla società chi siamo davvero, oltre gli stereotipi. Ho cercato di essere un supporto per le giovani, perché so che vivono tante difficoltà. Infatti, la società occidentale non riesce a vedere la donna velata come qualsiasi altra donna, ad andare oltre il hijab. C'è ancora l'ostacolo del velo, la comunità non riesce ad accettarlo e a vederlo come una cosa normale. Lo dico perché ho subito tante discriminazioni: la prima quando mi sono candidata alle elezioni e poi nel cercare lavoro. Tutto questo mi ha portato a creare qualcosa di bello e positivo: il concorso. Una risposta corretta e forte alla società in cui viviamo. Le persone devono andare oltre quello che è sempre stato detto sulla donna musulmana: sottomessa, poverina, con il velo imposto dall'uomo. Dobbiamo aiutare noi la comunità a comprendere le nostre scelte", ha aggiunto l'organizzatrice.

Il hijab - "Il hijab non è solo un capo d'abbigliamento femminile, non è una collana o una scarpa da mettere e poi buttare. È un'entità, alla quale si arriva dopo un percorso spirituale e una scelta profonda. Nulla di obbligato", ha affermato Belhadj. Infatti, "Regina con il Hijab" "non è un concorso di bellezza - nel senso di bellezza per l'aspetto fisico, che è l'uso maggiore che viene fatto di questo termine - ma una competizione che valuta la vestibilità dell'hijab secondo i criteri musulmani e l'impegno nella società", ha spiegato l'organizzatrice. 

I criteri - Le finaliste hanno sfilato davanti a una giuria che ha votato in base alla vestibilità del velo, dell'intero abito e della modestia nell'indossarlo. "Abbiamo chiesto loro come vivono la scelta forte di indossare il velo in una società non musulmana e come affrontano la società da donne musulmane. Inoltre, alle ragazze della fascia d'età 14-18 anni abbiamo chiesto la pagella per vedere il loro livello scolastico, mentre alle più grandi il curriculum. Vogliamo che queste giovani siano un esempio per le loro coetanee. E vogliamo che vadano fiere della propria scelta nonostante le difficoltà", ha concluso Belhadj.

La vincitrice della categoria 19-25 anni: "Ora sono un modello per le mie coetanee" - "L'ambiente e gli abiti rispettavano fedelmente la nostra cultura e durante il concorso ho molto apprezzato che non si puntasse affatto sulla bellezza. A turno ci hanno chiesto quali fossero i nostri valori e perché portassimo il hijab, facendo attenzione al tipo di abbigliamento", ha raccontato Mariam, la vincitrice della categoria 19-25 anni, che grazie al concorso ha vinto un viaggio a La Mecca, a La Stampa -. Il velo "non è solo un pezzo di stoffa, ma ciò che mi identifica quando esco di casa. È il simbolo delle mie origini e della mia religione, non un ostacolo alla vita o un atto di sottomissione come spesso si crede. Mettere il velo per me significa avere fiducia in me stessa e in Allah. Mi fa sentire una regina a prescindere dal titolo che ho vinto. Ora ho una responsabilità nei confronti delle mie coetanee, mi prenderanno come modello da seguire e intendo migliorarmi per essere all'altezza di questo compito. Voglio aiutarle a integrarsi nella società, dimostrare che una ragazza può essere accettata anche se ha il velo".

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