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Motovedetta libica spara verso pescherecci italiani, interviene la Marina

I colpi non hanno provocato né danni né feriti. In zona è intervenuta la fregata Grecale della Marina Militare, che ha invitato la motovedetta ad allontanarsi

Una motovedetta libica ha sparato alcuni colpi d'arma da fuoco di avvertimento verso il peschereccio italiano "Salvatore Mercurio". L'imbarcazione si trovava in acque internazionali a nord di Bengasi, insieme a un altro peschereccio italiano, il "Luigi Primo". I colpi non hanno provocato né danni né feriti. In zona è intervenuta la fregata Grecale della Marina Militare, che ha invitato la motovedetta ad allontanarsi. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è stato costantemente informato della situazione.

L'episodio - spiega la Marina - si è verificato nella sera di giovedì: i due pescherecci sono stati avvicinati da una motovedetta libica perché avrebbero violato le zone di pesca del paese nordafricano. Secondo il racconto di chi era a bordo del "Salvatore Mercurio" i libici avrebbero anche sparato una serie di colpi di avvertimento, senza però provocare danni.

Dai pescherecci, che si trovavano in acque internazionali a nord di Bengasi, è partita la richiesta d'intervento. A ricevere l'Sos è stata la nave Grecale della Marina che era impegnata in una serie di attività operative nell'area centromeridionale del Mediterraneo. La nave, mentre si dirigeva nel punto dove si trovavano i pescherecci, ha contattato via radio la motovedetta libica comunicando che le imbarcazioni si trovavano fuori dai limiti della Zona di protezione della pesca (Zpp) dichiarata dalla Libia e dunque  l'ha invitata a desistere dall'azione in corso.

Quando la Grecale ha raggiunto i due pescherecci, un team sanitario è salito a bordo per accertare le condizioni dei marinari mentre un altro team della Brigata Marina San Marco è salito per garantire la cornice di sicurezza. La motovedetta libica nel frattempo si era allontanata dall'area.

Uila: "Serve più sicurezza per i nostri pescatori" - "La notizia dei colpi sparati ieri sera dalla motovedetta libica verso i due motopesca catanesi ripropone d'attualità la questione sicurezza per i nostri pescatori che lavorano nel Canale di Sicilia". Lo ha detto il segretario dell'Uila pesca Sicilia Tommaso Macaddino, a pochi minuti dall'apertura del congresso su "La pesca siciliana al centro del Mediterraneo, diritti e doveri" a Mazara del Vallo. Per Macaddino "la questione di accordi bilaterali tra Italia e Libia non è più rinviabile - dice - è ancora viva dentro tutta la marineria mazarese la ferita del sequestro di 108 giorni che hanno vissuto 18 pescatori in Libia. Di sicurezza se ne parla quando c'è il caso di cronaca e poi il tema cade nel dimenticatoio", ha concluso Macaddino. 

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