Sarà "l'edizione dell'incontro, del ritrovarsi. Quella del design è una comunità multiforme, fatta da tanti attori diversi e il Salone è la casa di tutti, quindi vi aspettiamo". A pochi giorni dall'apertura della 60esima edizione del Salone del Mobile di Milano, la presidente Maria Porro racconta con entusiasmo l'ormai prossimo appuntamento con la fiera dedicata al mondo dell'arredamento che il 7 giugno apre nei padiglioni di Fiera Milano a Rho alla presenza del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e per le Pari opportunità, Elena Bonetti.
Atteso e a lungo rinviato causa Covid, il Salone del Mobile, dopo la parentesi settembrina del 2021 nella veste di Supersalone, quest'anno cade eccezionalmente a giugno (solitamente era aprile), una data che all'inizio aveva lasciato qualche perplessità nei produttori che invece, a sentirli ora alla vigilia, la vedono come una scelta quasi provvidenziale che ha aiutato a gestire le frizioni del mercato, soprattutto sul fronte degli approvvigionamenti di materie prime e componentistica, determinati dalla guerra in Ucraina. Un conflitto che condizionerà le presenze dei buyer, con l'assenza dei russi, che si aggiungono alle assenze dei cinesi.
Porro sul fronte delle presenze estere esprime soddisfazione: "L'adesione degli espositori è molto buona, il padiglione fieristico è tutto occupato con brand di alta qualità, ci sarà un 27% di brand esteri con espositori dalla Corea per la prima volta: è davvero una manifestazione internazionale", dice parlando dei 410 produttori stranieri senza nascondere il fatto che l'assenza di russi e cinesi pesa. "Sicuramente sono assenze importanti: il mercato cinese è un mercato importante, quello russo lo è soprattutto per i marchi che si occupano di classico ed extra lusso - spiega -. Noi non ci siamo mai arresi a questa situazione, abbiamo lavorato col digitale per agganciare il pubblico cinese, abbiamo un programma in eventi in cinese e non solo sulle piattaforme cinesi per mantenere sempre un canale aperto".
Per quanto riguarda la mancanza del mercato russo e le ricadute della guerra in Ucraina "abbiamo deciso nel nostro ruolo di servizio alle imprese di concentrarci su nuovi mercati possibili come Emirati Arabi, Arabia Saudita ma anche India con un progetto di incoming con il ministero degli Esteri quindi avremo dei buyer da quei Paesi, aiutando le aziende a diversificare i mercati di sbocco" perché nel panorama italiano "ci sono aziende quasi mono-mercato soprattutto nel classico e nell'extra lusso che sono ovviamente in difficoltà".