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Vaiolo delle scimmie, Oms: "257 casi confermati, si prevede un aumento" | Nessun decesso segnalato

In Italia individuati altri due casi in Lombardia: entrambi i contagiati sono in buone condizioni

© Italy Photo Press

Sono 257 i casi di vaiolo delle scimmie confermati in laboratorio al 26 maggio, e circa 120 i casi sospetti. Non sono invece segnalati decessi. Lo rende noto l'Organizzazione mondiale della Sanità, precisando che "la situazione si sta evolvendo rapidamente" e che "i casi identificati aumenteranno man mano che la sorveglianza si espanderà nei Paesi non endemici, nonché in quelli noti per essere endemici che non hanno segnalato casi di recente".

In Italia intanto si registrano altri 2 casi, in Lombardia, dove salgono così a 7 nella regione. Si tratta di un paziente italiano visitato al San Gerardo di Monza, che è stato dimesso ed è tornato al suo domicilio, dove osserverà il periodo di quarantena, e di un turista straniero alloggiato in un albergo che, per questioni epidemiologiche, è stato ricoverato presso il Policlinico di Milano. Entrambi i pazienti sono in buone condizioni e vengono seguiti dal personale sanitario. E dopo l'isolamento del virus al Sacco di Milano, dalle prime analisi sembra che l'epidemia in corso attualmente in Europa sia dovuta al virus meno patogeno. 

Secondo l'Oms, poi, "la stragrande maggioranza dei casi segnalati finora non ha stabilito collegamenti di viaggio con un'area endemica e si è presentata tramite cure primarie o servizi di salute sessuale". L'Oms sottolinea che l'identificazione di casi confermati e sospetti di vaiolo delle scimmie senza collegamenti diretti con un'area endemica "è atipica" e un caso di vaiolo delle scimmie in un Paese non endemico "è considerato un focolaio". L'improvvisa comparsa simultanea in diversi Paesi non endemici "suggerisce che potrebbe esserci stata una trasmissione non rilevata per qualche tempo così come recenti eventi che hanno amplificato la diffusione del virus".

Nel suo rapporto, l'Organizzazione mondiale della Sanità ricorda che le azioni immediate da mettere in campo sono tre: fornire informazioni accurate a coloro che potrebbero essere più a rischio; fermare un'ulteriore diffusione tra i gruppi a rischio; proteggere gli operatori sanitari in
prima linea.

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