FOTO24 VIDEO24 2

Notti in bianco per il riscaldamento globale

La crisi climatica colpisce anche il riposo notturno: entro fine secolo perderemo più di 50 ore di sonno all’anno

Pixabay

Fare le ore piccole a causa dei cambiamenti climatici. Non è un’esagerazione, ma il risultato di uno studio dell’Università di Copenaghen e del Max Planck Institute for Human Development di Berlino. La crisi che sta colpendo il nostro Pianeta ha effetti che ormai vediamo in tutti gli aspetti della quotidianità. L’estate ci sembra sempre più lunga, i ritmi della natura sono saltati e anche la nostra salute inizia a risentirne.

Secondo la ricerca pubblicata su One Earth, entro la fine del secolo miliardi di persone perderanno circa 60 ore di sonno ogni anno e a soffrire maggiormente saranno gli anziani e soprattutto i Paesi più poveri del Pianeta.

I ricercatori hanno raccolto informazioni da un gruppo di 47mila persone di 68 nazioni diverse, usando i dati registrati da smartwatch o altri dispositivi che monitorano la qualità del sonno. Mettendo in relazione i risultati con le temperature hanno verificato l’impatto che il caldo eccessivo ha sul riposo. Ogni volta che di notte si superano i 30 gradi, si possono perdere in media 14 minuti di sonno. Più aumenta la temperatura, meno si dorme. Di questo passo la soglia consigliata delle sette ore diventerà sempre più lontana. A essere compromessi sono sia il momento in cui ci si addormenta, che viene ritardato dal caldo, sia quello del risveglio, che rischia di diventare sempre più precoce.

La stima finale dello studio è che entro il 2099 il caldo estremo potrebbe far perdere tra le 50 e le 58 ore di sonno per persona ogni anno. In media dormiremo circa 20 minuti in meno a notte, con punte anche di un’ora in meno nei mesi più caldi. Numeri che sembrano bassi, ma che in realtà possono pesare notevolmente sullo stato della nostra salute.

Un altro risultato emerso è che i dati peggiori sembrano riguardare prevalentemente le popolazioni dei Paesi in via sviluppo. Secondo i ricercatori l’assenza nelle case delle nazioni in via di sviluppo di condizionatori e altri strumenti per rinfrescare l’aria potrebbe spiegare il fenomeno. Tuttavia, non ci sono dati che possono rendere questa coincidenza una certezza.

In ogni caso la ricerca fa riflettere su quanto i cambiamenti climatici possano modificare le nostre abitudini. Come mai prima d’ora, per salvare la qualità della nostra vita è urgente rivedere le nostre scelte in un’ottica di sostenibilità.

Espandi