"Willy non l'ho toccato nemmeno con un dito. Io non sarei stato in grado, nemmeno se lo avessi voluto, di fare quello di cui mi si accusa". Lo ha detto Gabriele Bianchi, uno dei quattro accusati dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte, il giovane massacrato di botte a Colleferro nel settembre del 2020, nel corso di dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d'Assise di Frosinone. "Io so solo che ho perso mio figlio e di sicuro non si è ucciso da solo, qualcuno è stato. Per il resto non c'è niente da commentare", ha detto Lucia Monteiro Duarte, madre di Willy, lasciando il tribunale di Frosinone al termine dell'udienza.
"Willy merita giustizia come la merita la sua famiglia. Vorrei poter tornare a quella maledetta notte e cambiare tutto. Io sogno ancora di tornare dalla mia famiglia e crescere mio figlio", ha aggiunto il giovane di Artena (Roma).
La sentenza slitta al 4 luglio - Per Bianchi e suo fratello Marco la procura di Velletri ha sollecitato l'ergastolo. Mentre per gli altri imputati Francesco Belleggia e Mario Pincarelli una condanna a 24 anni. I quattro imputati sono tutti accusati di concorso nell'omicidio del giovane Willy. La sentenza, che era prevista per oggi, giovedì 26 maggio, slitta al 4 luglio.
Difesa dei fratelli Bianchi: "Nessun teste ha visto pestaggio" - "Nessuno dei 25 testimoni oculari poteva vedere con chiarezza quanto successo la notte del pestaggio di Willy Monteiro Duarte". È la tesi difensiva illustrata in aula dall'avvocato Massimiliano Pica, difensore dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi.
In una aula gremita e alla presenza dei genitori di Willy, il difensore ha affermato che "al momento del pestaggio, era buio e nessuno era in grado di vedere con chiarezza quello che stava succedendo a causa della troppa gente presente". Pica, nel corso della sua arringa, ha mostrato una ricostruzione del luogo dell'aggressione con foto e diapositive. Una versione a cui hanno assistito anche i Bianchi presenti in aula dentro le celle.