Maturità 2022, i presidi: “Presidenti di commissione difficili da trovare”. Perché così tanti rifiutano l'incarico
In vista dell’esame di Stato 2022, Skuola.net ha cercato di fare luce su una delle figure chiave della Maturità. Chi può fare il Presidente di Commissione e quale ruolo svolge?
A un mese esatto dall'inizio dell'esame di Stato 2022, gli studenti non hanno ancora in mano la “lista” completa di chi li dovrà giudicare nei giorni delle prove. Manca, infatti, uno dei tasselli più importanti: la composizione delle commissioni e soprattutto l'identità dei Presidenti esterni. Questi ultimi, in particolare, saranno rivelati tra la fine di maggio e l'inizio del mese di giugno. Nel frattempo, Skuola.net ha provato a giocare d'anticipo chiedendo a chi potrebbe avere maggiori informazioni a riguardo.
Come Cristina Costarelli, Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio e dirigente del Liceo “Newton” di Roma. A cui è stato chiesto, tra le altre cose, di fare luce sulla figura del Presidente di commissione e sul ruolo che è chiamato a svolgere, ma anche di spiegare come mai ogni anno si registrino non poche difficoltà nella ricerca di queste figure.
Il ruolo del Presidente esterno di commissione
La prima domanda che è stata sottoposta alla preside del “Newton” è stata proprio sulle mansioni del Presidente esterno: quali sono? E qual è il suo ruolo? In merito, la dirigente scolastica è stata molto chiara: "Il ruolo del Presidente esterno è un ruolo che ha alcune azioni caratterizzanti. Innanzitutto, si occupa di organizzare le operazioni in seguito al proprio insediamento, che avviene due giorni prima dell'esame, quindi quest'anno il 20 giugno. Verifica la regolarità dello svolgimento delle prove, gestisce le procedure e poi, dal punto di vista valutativo, ha lo scopo di essere un occhio esterno”.
Il Presidente, dunque, in seno a una commissione che anche quest’anno sarà quasi completamente composta da professori “interni”, garantisce l'oggettività della valutazione, visto che da persona esterna che non conosce gli studenti li valuta con “un'impressione più oggettiva e distaccata rispetto ai docenti che li conoscono”. La preside del “Newton” ha poi marcato la differenza con gli anni passati, sottolineando come prima del Covid, le Commissioni fosse più bilanciate: "C'è da dire che fino a tre anni fa, fino al 2019, c'erano anche i Commissari esterni, quindi c'erano tre commissari interni e tre esterni; era una versione più equilibrata. Dal 2020, il Presidente è l'unica figura esterna, quindi da un certo punto di vista ancora più necessaria, perché è importante che le procedure di esame abbiano una verifica esterna”.
Nonostante il Presidente esterno rivesta certamente un ruolo centrale durante l'esame, la Maturità 2022 non sarà però un “one man show”. Il Presidente non dispone, infatti, di alcune facoltà particolari che possano in qualche modo porlo al di sopra degli altri membri di Commissione: "Il voto del Presidente vale come quello degli altri, quindi dal punto di vista delle decisioni non ha prevalenza. Normalmente non si arriva a votazione su tutte le situazioni, perché quando c'è un accordo comune e dialogativo non c'è bisogno di andare a votare: ma quando si va a votare il suo voto vale uno”.
Come viene scelto il Presidente esterno di commissione?
A questo punto la domanda sorge spontanea: quali sono i requisiti per ricoprire questa prestigiosa carica? E come si viene scelti? Stando a quanto ci dice la Presidente Costarelli, in alcuni casi si è addirittura obbligati a presentare domanda: "Sono tenuti a farlo tutti i dirigenti delle scuole del secondo ciclo, quindi superiori, i quali devono presentare istanza online tra fine marzo e inizio aprile. Possono, ma non devono, i dirigenti delle scuole del primo ciclo e i docenti non impegnati come commissari interni negli esami delle proprie scuole, che abbiano almeno dieci anni di ruolo. Possono svolgere questo ruolo anche i docenti in pensione”.
Quanto invece alla scelta del Presidente, la preside è abbastanza chiara: non vengono scelti da nessuno. "Tutti coloro che ne fanno domanda - precisa - vengono inseriti in una sorta di albo regionale dei presidenti di commissione, perché i presidenti vengono definiti a livello regionale. Quando fanno domanda scelgono una provincia e un comune dove fare i Presidenti. Quando si fa la domanda si possono indicare sei distretti scolastici per le scuole che si vogliono avere assegnate; non si scelgono le scuole, ma i distretti. Il distretto è un'area territoriale ormai in disuso, più ristretto degli ambiti territoriali che abbiamo adesso. Chi fa domanda può ordinarle in base alla priorità".
E' chiaro però come l'obbligo di presentare domanda per i dirigenti delle scuole superiori non riesca a far fronte all'enorme domanda sul territorio italiano. Questi rappresentano solo “una minima parte di quelli che servono nelle commissioni”. Va da sé che i dirigenti del secondo ciclo non sono minimamente sufficienti. Perché ogni Commissione è formata da due classi: “Per fare un esempio concreto - prosegue la dirigente - quest’anno il Newton ha otto classi quinte, quindi avrà bisogno di quattro Presidenti, mentre normalmente ha un solo dirigente scolastico”.
Le difficoltà nella ricerca dei Presidenti: il 2020 l'anno più difficile
Se consideriamo poi le enormi difficoltà riscontrate lo scorso anno nel reperire docenti disposti a fare il presidente di commissione, è facile capire le preoccupazioni della preside Costarelli. Anche perché, secondo lei, questa mancanza di disponibilità ha delle cause scatenanti ben precise: "Non è facile trovare professori disposti a fare il Presidente perché un incarico lungo e impegnativo, specie quest'anno che tornano gli scritti. Ma anche perché abbastanza frequentemente gli esami sono seguiti da una fase di accesso agli atti e ricorsi, e anche se queste fasi non vengono gestite dai Presidenti ma dai dirigenti delle scuole, questi comunque faranno riferimento a chi è stato Presidente. Ricoprire questo ruolo, non di rado, può quindi avere delle conseguenze successive agli esami stessi”.
Ecco perché molto spesso gli Uffici Scolastici Regionali sono chiamati a intervenire per “tappare i buchi”, ricorrendo talvolta a soluzioni drastiche: "Se non si trovano Presidenti, l'Ufficio Scolastico Regionale cerca di trovare una disponibilità e comincia a chiamare i dirigenti del primo ciclo, che rimangono comunque liberi di scegliere. Se ancora non trova disponibilità, può arrivare alle nomine d'ufficio andando a verificare, tra quelli che non hanno fatto domanda, chi ha i requisiti per fare il Presidente. L'Ufficio Scolastico Regionale dispone quindi d'ufficio l'incarico di Presidente di commissione, come avvenuto soprattutto due anni fa, perché nel 2020 c'è stato un momento di forte paura per i contagi, è stato l'anno più difficile per trovare i Presidenti di Commissione”.
E se le responsabilità e gli imprevisti non rendono appetibile la nomina, il compenso che ne deriva è tutto fuorché incentivante. Al netto di tasse e contributi, infatti, ogni Presidente arriva a mettere in tasca circa 800-850 euro. Anche se, in linea generale, "dipende dalle aliquote di tassazione di ciascuna persona, stabilita in base a parametri come, ad esempio, l'anzianità di servizio”. Una cifra che non cambia la vita e alla quale alcuni preferiscono rinunciare per un po’ di serenità in più.
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