L'esercito israeliano non aprirà alcuna indagine interna per accertare la dinamica della morte della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, uccisa nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. La reporter di Al Jazeera è deceduta dopo essere stata raggiunta alla testa da colpi di arma da fuoco, seguendo per lavoro un'operazione dell'esercito israeliano.
"In considerazione della natura dell'attività operativa, che comprendeva intensi combattimenti e ampi scontri a fuoco, è stato deciso che non era necessario aprire un'indagine della polizia militare in questa fase", recita la dichiarazione riportata dal Jerusalem Post. Secondo Haaretz, la polizia militare ha deciso di non avviare un'indagine sulla base del fatto che non vi è alcun sospetto di atto illecito, ma anche perché una tale inchiesta, in cui i soldati verrebbero considerati dei sospetti, potrebbe incontrare forte resistenza all'interno della società israeliana.
L'appello agli Usa della famiglia della reporter - Contattata da Al Jazeera, la famiglia della giornalista ha detto di non essere sorpresa da tale decisione: "Ce lo aspettavamo da parte di Israele. Ecco perché non volevamo che partecipassero alle indagini. Vogliamo che chiunque sia responsabile risponda di queste azioni". "Invitiamo in particolare gli Stati Uniti, perché cittadina americana, e la comunità internazionale ad aprire un'indagine giusta e trasparente e a porre fine alle uccisioni", recita la dichiarazione della famiglia riportata dall'emittente del Qatar.