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Donbass, parlano i civili rifugiati nei sotterranei: "Aiutateci a fermare questi massacri"

A "Controcorrente" il reportage dell'avanzata russa nella regione ucraina

A Lyman, a pochi metri dall'ultimo check point prima dell'ingresso in città, l'inviato di guerra mostra nel suo reportage lo stato dell'avanzata russa nel Donbass, regione sud-orientale dell'Ucraina. Dopo i bombardamenti degli ultimi giorni avvenuti a Sjevjerodonec’k, nella regione di Luhansk, molti civili vivono in un rifugio risalente all'epoca sovietica. "Ho 71 anni e sono qua da un mese - racconta un uomo dalla sua postazione letto sotterranea - mia moglie è morta. Non mi aspettavo che i russi iniziassero questa guerra. Non se lo aspettava nessuno. Prima del conflitto ricevevo la pensione ma poi è stato impossibile perché le banche sono chiuse e ora non ho più soldi. È una situazione terribile".

A parlare è anche una donna, nata in Russia, rifugiata nei sotterranei delle città del Donbass dal primo aprile. "Quello che è successo qui è difficile da capire. Prima queste cose le vedevamo solo in tv e ora siamo qui che ci aiutiamo a vicenda. Non abbiamo soldi ma andiamo avanti grazie all'aiuto fornito dalle organizzazioni volontarie". Disperata, la donna conclude lanciando un appello ai paesi occidentali: "Aiutateci a fermare questi massacri".

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