SPORT E AMBIENTE

San Siro: lo stadio della discordia

Lʼipotesi della demolizione divide cittadini e tifosi ma è necessario fare attenzione allʼimpatto ambientale

di Lorenzo Candotti

© Getty

San Siro sì, San Siro. Da anni l’ipotesi della demolizione divide tifosi e cittadini. Una storia gloriosa, quella della Scala del calcio, iniziata nel lontano 1926. Nel 1955 la costruzione del secondo anello, in occasione dei Mondiali di calcio del 1990 l’ultimo intervento significativo con la costruzione del terzo anello e la copertura degli spalti. Un simbolo del calcio mondiale, più volte sede della finale di Champions League. Nel 2016 l’ultimo ospitata e proprio in quell’occasione è avvenuto l’ultimo restyling.

Il mondo è in continua evoluzione, il calcio pure. Oggi lo stadio moderno, funzionale e di proprietà è un qualcosa a cui non è più possibile rinunciare e su questo tutti sono d’accordo. La questione che divide è se sia meglio demolire e ricostruire o modernizzare.

Calcolare l’impatto ambientale della demolizione, a questo si è dedicato Paolo Pileri, Professore di pianificazione e progettazione urbanistica del Politecnico di Milano, che ha spiegato le sue ragioni:

Oggi sulla scacchiera complicata del cambiamento climatico, per qualsiasi pedina tu muovi devi fare dei conti che prima non si facevano. Agire sulla città, agire con qualsiasi tipo di operazione, nel 2022 significa decidere in modo diverso la progettazione. Nel caso di San Siro, essendo una gigantesca opera può avere dei giganteschi impatti. Ho provato a fare un esercizio su quella che può essere la potenziale generazione di CO2 dovuta alla demolizione e alla ricostruzione di uno stadio con i dati che sono disponibili: tutto questo ha una emissione potenziale di CO2 di 210mila tonnellate. Considerando che una pianta in città nel suo ciclo di vita riesce ad assorbire una tonnellata di CO2, il verde che in questo momento è stato immaginato nel render (circa 11 ettari) andrebbe ad assorbire più o meno il 5% delle emissioni di CO2 del solo cemento armato. Allora ho fatto anche un altro calcolo, cercando cosa potrebbe compensare queste emissioni. A Milano si sta facendo un progetto molto interessante di forestazione urbana, in tutta la città metropolitana e a oggi più o meno si è arrivati a piantare 300mila nuovi alberi. Questi nuovi alberi andrebbero a compensare parte delle 210mila tonnellate di CO2 e quindi il 70-80% di tutto questo sforzo che da 5 anni la città sta facendo per piantare alberi servirebbe per assorbire questa quantità di CO2”.

In queste settimane sta prendendo vita l’ipotesi della costruzione di un nuovo impianto al di fuori del Comune di Milano, ma questa soluzione certamente non risolverebbe il problema ambientale, come ci ricorda il professor Pileri: 

La CO2 vola ovunque, quindi le questioni ecologiche oggi non hanno più nulla a che fare con i confini amministrativi che ci siamo dati per governare i territori. Di conseguenza la questione San Siro sta facendo emergere come la progettazione urbana oggi ha bisogno di nuovi schemi. Il nostro modo di progettare su vasta scala deve cambiare”.

Quale sarà il destino del Meazza? La risposta sembra ancora lontana, ma una cosa è certa: l’ambiente sarà l’arbitro più severo di questa partita.

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