Per una famiglia di 2,3 persone è sempre più difficile sopravvivere a Milano. Tra stipendi bloccati e costo della vita in continuo aumento nel capoluogo lombardo si rischia la scomparsa del ceto medio. A dimostrarlo uno studio dell'Unione Nazionale Consumatori, pubblicato da La Repubblica Milano. All'interno dell'indagine si legge che, rielaborando dati Istat, una famiglia media spende 3.314 euro al mese all'ombra della Madonnina.
I conti da far quadrare - Tra le varie uscite della famiglia media ci sono 441 euro per gli alimentari, 345 euro per i trasporti, e "solo" 25 per l'istruzione. Una larga fetta degli introiti familiari è divorata dall'affitto dell'abitazione: la media è di 869 euro mensili.
L'indice degli affitti di Idealista.it, piattaforma del settore immobiliare, ha evidenziato come la Lombardia si confermi la regione italiana più cara. In base ai dati di aprile 2022, un metro quadro di superficie in Lombardia viene, infatti, affittato a 15,4 euro, rispetto alla media nazionale che si attesta intorno agli 11,4 euro/mq. A Milano, un metro quadro va in locazione a 22 euro, rendendo la città la più costosa d'Italia per le locazioni.
L'analisi dell'Unione Nazionale dei Consumatori tiene conto anche dell'inflazione nel capoluogo lombardo, che si è attestata al +4% nei primi tre mesi dell'anno, dopo una brusca altalena tra alti e bassi negli ultimi sei mesi (dal +3,2 di dicembre 2021 al +6,1 di marzo).
In questo aumento del caro vita generale, gli stipendi sono ancora appesi al palo. Come riporta La Repubblica, l'Osservatorio JobPricing ha segnalato cali diffusi nelle buste paga negli ultimi cinque anni. I meno colpiti sono i dirigenti, con una riduzione dell'1,1% (a 122mila euro di retribuzione lorda annua, bonus compresi). Mentre gli impiegati hanno perso il 2,3% (33.673 euro lordi) e gli operai molto di più (-3,4%, 25.870).
"Se gli affitti aumentano, perché regolati da un mercato cittadino, - ha spiegato a La Repubblica Maurizio del Conte, giuslavorista dell'Università Bocconi di Milano, - mentre i salari sono bloccati da dinamiche nazionali, vuol dire che non siamo in grado di generare un differenziale retributivo tale da colmare quello del costo della vita".