Ha pubblicato da poco il suo ultimo album, "Romantic", e adesso Mario Biondi porta il suo nuovo spettacolo in tour per l'Italia dopo una prima tranche internazionale andata molto bene. "Finalmente 'on the road again' - ci dice mentre lo sentiamo in viaggio tra una tappa e l'altra -. Abbiamo avuto una bellissima accoglienza e trovato un pubblico caloroso. Avverto ancora un po' di confusione e paura tra la gente, ma noi diamo sempre il massimo".
Il "Romantic Tour 2022" sta risalendo lo stivale toccando tutte le città più importanti, passando per Roma, Firenze, Bologna... il 24 maggio sarà al Creberg Teatro di Bergamo e a Mantova il 26 maggio al Teatro Sociale, per poi concludersi il 31 maggio agli Arcimboldi di Milano.
Il tuo ultimo album si intitola "Romantic" e parla dell'amore in tutte le sue sfaccettature. Un sentimento di cui in questo periodo c'è forte bisogno.
Si basa su una visione utopistica e abbastanza sognatrice. E' una visione di fratellanza molto "acquariana", è un tema che ancora oggi, oggi più che mai ha un grande valore. Siamo circondati da bugie, guerre, pandemie. E' un periodo difficile che va affrontato con grande attenzione e propensione verso gli altri. Ci si fa prendere dalle insoddisfazioni personali e ci si rivale contro le persone che abbiamo attorno, addirittura quelle che ci vogliono bene. Un tema anacronistico forse nel quale però io credo ancora.
Un disco fatto alla vecchia maniera, registrato quasi "live" in studio.
Ogni brano è frutto di una take fatta insieme, con la possibilità di guardarsi negli occhi, avere un rapporto empatico e visivo, vero. Questo per me ha un grandissimo valore. Ha una potenzialità e una forza evocativa unica. La registrazione a distanza esisteva già prima della pandemia per praticità d'opera.
Tra i brani ce n'è anche uno in napoletano, "Ricuordate", cantato con Lina Sastri. Come è nata questa collaborazione?
Quando ho ricevuto questo brano da Sergio Iodice storico autore della musica napoletana, uno di quelli che ha vissuto la musica degli anni 60 e 70 ho pensato a un duetto. L'unica persona che mi è venuta in mente è stata immediatamente Lina Sastri. Grande rispetto e ammirazione da sempre. Bellissima atmosfera
Poi c'è una canzone molto speciale, "Tu malatia", scritta da tuo papà Stefano.
E' un brano che mi lega romanticamente alla mia infanzia. Quando vinse il festival della canzone siciliana nel 1982 mio padre decise di provare a tornare nella nostra isola, anche se quelli erano anni non particolarmente facili per la Sicilia. Ma devo ammettere che mi hanno dato tantissimo.
Che tipo di spettacolo si deve attendere chi verrà a vederti?
Ovviamente ci sono alcuni brani del progetto "Romantic". Ci sono ovviamente del vecchio repertorio ma abbiamo tirato fuori anche brani che non facevamo da diverso tempo. Abbiamo due nuovi personaggi, due quote rose, Silvia Olari, polistrumentista e cantante, e poi Andrea Andreoli, trombone che arricchisce la sezione fiati e che regala una pressione sonora.
Il tour ha preso il via con una prima tranche europea, come è andata?
Molto bene, sia il popolo scozzese che quello inglese ci hanno accolto con grande affetto, con rumoroso affetto. Urlano, si fanno sentire, ti dichiarano il loro affetto con forza.
Era prevista tappa anche in Russia ma, come hanno fatto praticamente tutti, avete preferito annullarla.
Non mi piace strumentalizzare i momenti così delicati. Avremmo dovuto fare un paio di date in Russia e all'inizio dell'escalation. Avevamo già visto il Donbass, avevamo avuto sentori precedentemente. Abbiamo deciso di evitare queste date. E poi da lì a poco avrebbero chiuso le linee aeroportuali.
Cosa pensi di questa situazione?
Spero smettano le bugie, è la cosa che uccide doppiamente: si uccidono le persone ma anche l'identità di un popolo, il rispetto. La Russia ha sempre dato tantissimo, un grande affetto, quello russo è un popolo di grande cultura e attenzione verso l'arte. Alla stessa maniera gli ucraini sono sempre stati molto accoglienti, abbiamo tanti amici in Ucraina. Questa situazione ci mortifica, ha mortificato la nostra quotidianità.
Tornando a esibirsi finalmente con i teatri a capienza piena dopo due anni così difficili hai trovato qualcosa di cambiato nel pubblico?
C'è ancora tanta confusione e paura. Un buon 80% dei partecipanti indossano la mascherina. Hanno tanta voglia di condividere, sicuramente se prima stavamo sempre all'orlo della capienza in qualche occasione ci siamo trovati con qualche persona in meno, il buon Ron diceva parla dei successi i fischi non citarli mai ma tocca parlare anche di qualche che ancora non funziona, la macchina è ancora un po' ingolfata. Noi diamo sempre il massimo perché è la nostra vita.