L'8 aprile, una mamma ucraina, Natalia, e i suoi due gemelli di 11 anni, Yaroslav e Yana, si erano recati alla stazione di Kramatorsk per prendere un treno per fuggire a Leopoli. Mentre la mamma e la bambina prendevano un tè offerto dai volontari, Yaroslav era rimasto a sorvegliare i bagagli. In quel minuto si è scatenato l'inferno. Sulla stazione ferroviaria dove erano ammassate migliaia di persone in attesa di partire, è caduto un missile che la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova ha identificato come un missile a grappolo ad alta precisione Iskander: 59 i morti, almeno 10 bambini, centinaia i feriti, auto in fiamme, detriti ovunque. Natalia e Yana hanno perso le gambe mentre Yaroslav si è salvato e ora si prende cura delle sue due donne.
"Quando ho aperto gli occhi tutto era coperto di sangue. Mia figlia non aveva più le gambe - ricorda Natalia -. e io non riuscivo più ad alzarmi". Yaroslav non è stato ferito, salvato dal suo compito di piccolo guardiano dei trolley con le poche cose portate via da casa. Ora, nell'ospedale pediatrico di Leopoli dove si trovano da settimane, l'11enne si prende cura della mamma e della sorellina. Il papà è morto e il compagno della mamma è al fronte. "Va persino al negozio, vicino all'ospedale", raccontano medici e infermieri.
Adesso i tre stanno progettando un futuro negli Stati Uniti e, in particolare, sono alla ricerca di riabilitazione e protesi affinché mamma e figlia possano camminare di nuovo. Insieme a Yaroslav.