I tassi sui mutui salgono sopra il 2%, segno che la guerra in Ucraina, con l'inflazione alle stelle per i maxi-rincari del greggio e dei prodotti alimentari, sta già inasprendo le condizioni finanziarie prima ancora che la Bce alzi i tassi. E nonostante i segnali di stabilizzazione - dall'industria alla fiducia di imprese e famiglie - dopo il dato negativo del primo trimestre sul Pil, anche sul secondo c'è "incertezza elevata". Sono i dati Istat e Bankitalia a rendere un quadro della dinamica dell'economia italiana in un contesto internazionale che vede la crescita ovunque in rallentamento, l'inflazione europea a livelli record (7,5%) in aprile, e i mercati in una fase di decisa correzione e volatilità.
Il rialzo dei tassi - La Bce dà conto di un rialzo medio all'1,47% dei tassi sui nuovi mutui a marzo, con l'aumento più forte, su base mensile, dal 2011. L'Italia, con lo spread che nel frattempo negli oltre due mesi di conflitto è volato a oltre 200 punti base (ma oggi frena a 199), sempre a marzo supera il 2% (2,01%) contro l'1,85 di febbraio, portandosi ai massimi da agosto 2019 in base ai dati forniti dalla Banca d'Italia.
La fiammata dei prezzi e la risposta della Bce - Con la fiammata dei prezzi innescata dall'invasione russa - anche oggi i contratti ad Amsterdam hanno concluso con un forte rialzo, +5,35% a 98,80 euro al Mwh dopo lo stop al transito in uno snodo in Ucraina - i mercati anticipano le mosse della Bce. Che - come stima anche Fitch in un report pubblicato oggi - nonostante il rallentamento della crescita dovrà riportare al centro la barra della politica monetaria per non alimentare ulteriormente l'inflazione. L'agenzia di rating anticipa a "entro il 2022" due rialzi dei tassi da 25 punti base ciascuno sia per il tasso sui depositi (ora a -0,5%) che per quello principale (ora a zero), e il presidente della Bundesbank Joachim Nagel torna in pressing per lo stop agli acquisti di bond a giugno e un primo rialzo dei tassi a luglio.
Il ritorno dell'inflazione - L'addio alle condizioni finanziarie ultra-favorevoli dell'ultimo decennio, di pari passo con il ritorno dell'inflazione, è solo uno dei fattori che frenano la crescita: pesano la guerra, l'inflazione che intacca il potere d'acquisto e quindi i consumi, i timori sugli approvvigionamenti energetici, il rallentamento globale esacerbato dai lockdown per Covid in Cina che creano nuove strozzature al commercio.
Il Pil - Dopo un calo dello 0,2% del Pil a gennaio-marzo sui tre mesi precedenti, Istat non si sbilancia sul secondo trimestre: "l'incertezza sull'evoluzione dell'economia italiana rimane elevata". C'è, a marzo, "una stabilizzazione della produzione industriale che ha segnato nel primo trimestre un calo congiunturale dello 0,9%", anche se il dato fa seguito a un rimbalzo a febbraio (+4,0%) dopo la caduta di gennaio (-3,4%) e dicembre (-1%), e Confindustria stimava la scora settimana, per il mese di aprile, un -2,5%.
L'unico dato positivo: l'occupazione - Volatilità e incertezza, dunque, con le prospettive economiche legate all'evoluzione del conflitto, delle sanzioni e delle contro-sanzioni su settori strategici come l'energia e le materie prime alimentari. Ma anche qualche indicatore che fa ben sperare: come il mercato del lavoro, che a marzo continua a vedere un aumento (su base mensile) dell'occupazione (+0,4%), trainato dalla componente femminile (+0,9%, pari a +85mila unita'), e ad aprile l'inflazione ha segnato una prima decelerazione, interrompendo la fase di progressivi aumenti in corso da nove mesi.